Aspirare al potere è legittimo, ma un conto è comandare, un altro conto è amministrare: comandare è certamente più facile, non sono indispensabili grandi qualità e di solito manca la lungimiranza progettuale a vantaggio degli interessi di pochi; amministrare invece presuppone una dote di virtù che conta prima di tutto la preparazione, che si può millantare ma non improvvisare, e a seguire poi la volontà di lasciare le cose in uno stato migliore rispetto a come le si era trovate. Necessaria anche la capacità di circondarsi di persone adeguate e possibilmente ognuna eccellente in un proprio campo, e il pregio di risultare autorevole e talvolta – ma con parsimonia – anche autoritario. Purtroppo a Martina l’ultima amministrazione ha lasciato solo un pessimo ricordo e quattro bagni pubblici di bruttezza cubica, che non significa bruttezza elevata alla terza potenza ma proprio che si tratta di cubi senza alcuna pretesa estetica. Il nostro futuro amministrativo non è ancora nitido, in quanto sono ancora in pieno svolgimento le trattative di alleanze politiche e di costruzione delle liste. L’unico che ha già presentato il proprio programma è Leo Cassano, il primo candidato a sindaco in ordine di tempo, che ha imperniato le sue intenzioni programmatiche sulla risorsa del turismo. Ebbene, l’intento è positivo e concentra l’attenzione su un ambito di sviluppo finora preso in considerazione poco e male, molto spesso esclusivamente in coincidenza con la possibilità di farsi una gitarella alla BIT di Milano a spese del Comune. C’è da dire però che, in tutta onestà, il centro storico – lo stesso decritto con parole appassionate da Cesare Brandi – è una ben piccola porzione rispetto a una città sviluppatasi a partire dalla metà del secolo scorso senza alcun criterio di buon senso e di prospettiva futura: le strade sono strette e sommerse da entrambi i lati da macchine parcheggiate selvaggiamente non solo per cattiva educazione, ma proprio perché non c’è spazio sufficiente a reggere le conseguenze di un traffico che non è stato previsto all’epoca; spazi verdi manco a parlarne, piantumazione di alberi rara quanto rari sono i servizi nella zona industriale e nelle contrade di campagna. Insomma, turismo sì, ma sarebbe opportuno prima migliorare tutta la città, per i cittadini stessi e poi per rendere possibile l’affluenza dei visitatori, senza aggravare i disagi di problemi in attesa di una soluzione. A ogni modo, resa gradevole e vivibile la città, migliorerebbe notevolmente anche l’educazione e l’attenzione dei cittadini stessi verso la cosa pubblica. Un recente studio, condotto in un istituto penitenziario, ha dimostrato come gli episodi di violenza erano notevolmente diminuiti dopo aver dipinto tutte le pareti di rosa; gli stessi benefici risultati erano seguiti dopo aver tinteggiato di bianco. Morale della favola: non era il colore a influenzare lo stato d’animo dei carcerati, ma la sensazione di pulizia e di decoro.
Il contesto è fondamentale per lo sviluppo tanto del singolo quanto della comunità. L’individuo tende a conformarsi all’ambiente in cui vive e al comportamento del gruppo: se ciò che ci circonda è brutto, sporco o cattivo, volens nolens diventeremo noi stessi un po’ più brutti, sporchi e cattivi. Per questo Dostoevskij scriveva che la bellezza salverà il mondo e per questo è necessario circondarsi di cose e persone belle, stimolando per quanto possibile il proprio senso estetico e mutuando comportamenti singoli o collettivi virtuosi fino a divenire noi stessi motivo d’esempio.