Come ampiamente previsto, sarà il ballottaggio a decidere il prossimo Sindaco di Martina Franca. Determinati saranno i voti dei centristi che tendenzialmente, in una città cattolica come Martina Franca, favoriscono da sempre i candidati di centrodestra
E’ la quarta volta dalle amministrative del 1993, anno in cui si è votato per la prima volta con la preferenza secca e l’elezione diretta del primo cittadino, che i martinesi affidano al secondo turno la scelta dell’amministrazione che verrà. In passato solo Leonardo Conserva, con un risultato a cifre bulgare, e Franco Palazzo, per il rotto della cuffia, sono stati gli unici a centrare l’obiettivo al primo colpo e il solo Conserva, contrariamente ai suoi predecessori come al suo successore, è stato in grado di guidare l’amministrazione per tutto il quinquennio senza dimissioni o scioglimenti propedeutici a elezioni anticipate. Nei tre ballottaggi precedenti ha sempre vinto il candidato di centrosinistra che partiva in svantaggio ma che puntualmente non è mai riuscito a portare a termine la legislatura. E’ successo con Martino Margiotta, con Tonino Zizzi, che non si salvò neanche grazie al ribaltone e con Bruno Semeraro. Martina Franca storicamente non è mai stata una città di sinistra ma sempre cattolica e di centrodestra e i voti che consentirono queste vittorie al secondo turno erano sempre di “centristi”, vedi Marcello Cantore con Bruno Semeraro, che avevano creduto in un progetto dimostratosi poi fallimentare tanto da far calare il sipario non appena gli attori in scena iniziarono a recitare un copione diverso da quello concordato. Questa volta a partire in svantaggio è il candidato di centrodestra ma, ancora una volta, le premesse per ribaltare il risultato ci sono tutte perché a ben guardare i dati di domenica scorsa la partita è apertissima. Innanzi tutto perché la differenza tra le cinque liste a sostegno di Ancona e le tre a sostegno di Marraffa è pari al cinque per cento; poi ci sono le motivazioni che spingono i candidati e in particolare i risultati di qualcuno di questi. E’ il caso, per esempio, di Pino Pulito entrato di diritto nella storia di Martina Franca con le sue millequattrocentoquindici preferenze che ne hanno fatto il candidato più suffragato di sempre. Al consigliere comunale martinese sono giunte le telefonate di congratulazioni di Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa che hanno dato voce alla soddisfazione dei vertici nazionali del partito di Angelino Alfano. Quello di Pulito è il risultato di un uomo di partito, sempre lo stesso, che risalta maggiormente proprio perché, se si esclude quello di Antonio Martucci oggi nell’IDV, le altre liste hanno visto le “new entry” mettere la freccia e sorpassare i propri segretari e leader storici. Sono i casi di: Giuseppe Cervellera che ha superato Donatella Infante, la segretaria di SEL; “La Puglia per Vendola”, che all’ultimo momento pesca il jolly Martino Carrieri che in soli quaranta giorni di campagna elettorale ha “asfaltato” il segretario Lorenzo Basile, espressione del consigliere regionale Francesco Laddomada; Antonella Scialpi che ne “La Destra” di Storace-Cassano-Marinosci ha lasciato al palo sia Magda Giuliani che Guglielmo Boccia. Vuoi vedere che contano più i pacchetti di voti che le ideologie? A proposito di voti, se Pino Pulito conta tanto per il PdL, Donato Pentassuglia conta tantissimo per il PD; infatti pur non essendo candidato il consigliere regionale, non ha tirato indietro la mano contribuendo in maniera determinante al risultato finale che vuole quello dei democratici il primo partito a Martina Franca. Basta sommare le preferenze dei candidati a lui “vicini” e il gioco è bello che fatto. Mal sopportato dall’area più a sinistra del PD, che sempre lo ha etichettato come un “vecchio democristiano”, Pentassuglia ha perso sì il primo round, quello della scelta del candidato Sindaco, ma alla fine ha vinto il match perché, in caso di vittoria al ballottaggio di Ancona, i suoi consiglieri saranno più che determinanti e con il quadro politico in continuo movimento non c’è da dormire sonni tranquilli. Infatti se in caso di vittoria al ballottaggio Michele Marraffa, che ha escluso a priori qualunque tipo di apparentamento nel pieno rispetto dell’elettorato e dei candidati delle liste a suo supporto, potrà contare su di una squadra di area ma soprattutto finalmente coesa, il suo concorrente avrà qualche grattacapo da lenire. Franco Ancona innanzitutto dovrà fare i conti con l’IDV di Antonio Martucci, che non le ha mai risparmiate a nessuno, vedi amministrazione Conserva a Martina Franca e Florido in provincia a Taranto, ma soprattutto non ha un buon feeling con i partiti di centrosinistra (con il PD martinese in particolare); poi dovrà destreggiarsi a tenere insieme le varie anime del Partito Democratico, che vanno dai vecchi Democratici di Sinistra ai Margheritini, dai Pentassugliani ai nuovi battitori liberi rappresentati di se stessi e ancora in cerca di tessera. Tutto questo con molto più clamore si trasferirà, nell’ipotesi di vittoria finale, al momento della spartizione di assessorati e incarichi. Che la posta in palio è elevata lo si capisce dalla tensione che già da adesso serpeggia nel centrosinistra dove la differenza di una manciata di voti determinerebbe l’assegnazione di un consigliere in più al PD a discapito dell’IDV. E con tre Dipietristi in consiglio per Ancona sarebbero davvero dolori. Resta alla finestra, per ora apparentemente fuori dai giochi, Michele Muschio Schiavone che ha preso in mano le redini dell’UDC portandolo a un lusinghiero tredici per cento con un risultato personale da candidato a Sindaco che ha superato il sedici percento. Al momento, prima dei dati definitivi della commissione elettorale, sembra non sia bastato solo il tema “turismo” a Leo Cassano, che pure ha portato “La Destra” a uno dei migliori risultati raggiunti in Italia, per tornare in Consiglio Comunale, come a Franco Mariella a nulla è servito insistere su tasse e legalità. Evidentemente ai martinesi piace pagare. Le chiacchiere e le calunnie invece, sono rimaste chiuse dentro a un baraccone mobile che ora, anziché verso Palazzo Ducale, viaggia in un silenzio spettrale verso il classico lido post elettorale.