Accasatisi tutti i pretendenti al trono, tra tanti dubbi e poche certezze, parte ufficialmente la corsa che designerà l’erede di Franco Palazzo che, con una nota ufficiale, smentisce di sostenere Michele Marraffa, il quale, a sua volta, tira un grosso sospiro di sollievo per il pericolo scampato
Con la presentazione delle liste e dei programmi, il primo giro di valzer è finito. Ora tutti i ballerini in pista tireranno il fiato per qualche giorno, godendosi e facendoci godere la Santa Pasqua con annessa Pasquetta, pronti a ripartire subito dopo per la campagna elettorale vera e propria. Finora si è mosso ben poco e quello che si è visto, come al solito, qualche perplessità la fa naturalmente sorgere. Partiamo da Franco Ancona e i suoi manifesti anonimi senza indicazione né di liste né di coalizione; se si può giustificare la prima, perché si era in attesa di conoscere la sorte poi rivelatasi ingloriosa di FLI, incomprensibile appare la seconda anche perché l’uso dello slogan “noi come te” se non vuol essere un uso improprio del “plurale maiestatis” dovrebbe almeno indicare chi sono i “noi”. Per farsene un’idea però è bastato andare alla presentazione ufficiale del candidato tenuto a battesimo da Rosy Bindi che, con la sua autorevole “moderata” presenza, ha bilanciato, almeno per quella sera, un asse spostato forse un po’ troppo a sinistra. E’ stata una bella convention “vintage” con ritorni importanti e dove, diciamolo pure, un coinvolgente "El Pueblo Unido Jamás Será Vencido” degli Inti-Illimani non avrebbe sfigurato. Altro che “Canzone popolare” di Ivano Fossati. Inizialmente senza indicazione di coalizione, ma con un idea intrigante, gli “afiches” di Michele Marraffa al quale, a proposito di idea, spetta la palma dell’originalità in merito ai nomi di lista. Infatti il gioco di parole della sua “Idea Lista” rappresenta davvero un salto di qualità rispetto agli obsoleti “Cambiamo”, “Svegliamo”, “Rivoltiamo” e compagnia cantando. Michele Muschio Schiavone invece ha fatto subito sapere con chi sta e, per non offendere nessuno, ha usato il rigido ordine alfabetico. Avrà di che dannarsi nel rispondere a chi, privo di idee proprie e il solita ironia da quattro soldi, non farà altro che etichettare l’UdC come il PdL2; come se nelle varie liste non ci sono nomadi del “voler esserci comunque”. Leo Cassano con il suo faccione un po’ guascone un po’ tronista, è stato il primo a scendere in strada con i suoi manifesti su ruote e ad avere il coraggio di sfidare la piazza con un comizio in una “ventilata serata di mezza primavera”. Riprendendo il concetto del “vintage”, precedentemente usato per il PD, non si poteva non provare un tuffo al cuore nel rivedere lo scafato Donato Marinosci a comiziare facendo da premurosa chioccia allo stesso Cassano e a tutti i ragazzi che, con la spensieratezza della gioventù, ci hanno messo la faccia. E poco importa se è scappato “un più migliore”; in croce si dovrebbe salire per ben altro. Se Franco Mariella, ultimo in ordine di apparizione ma già prontamente oggetto di “disinteressate” volgari attenzione giornalistiche, non ha ancora vuoto modo di esprimersi, Raffaella Spina, dopo settimane di invettive contro i vertici del PdL e di annunci di avere a sostegno una lista fatta esclusivamente di giovani, è stata di parola; infatti, ancora non si è dimessa dal Coordinamento Provinciale del Popolo della Libertà e il capolista della sua lista è Lucio Montanaro di anni 61. Ma tant’è!