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Orti di guerra/Leggere per (soprav)vivere

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

11
OTT
2013
La lettura come “pretesto” per moltiplicare esperienza e vita della comunità. L’Ammirato Culture House di Lecce promuove un’iniziativa di lettura condivisa ispirata allo scrittore Edoardo Albinati
 
 
Orto di guerra: piccolo appezzamento che, in tempo di guerra, viene ricavato da un giardino o da un parco pubblico per  potervi coltivare ortaggi, verdure, legumi, e così sfamare la popolazione. Espediente tipico di un’economia di sopravvivenza. Qualsiasi spazio diventa buono per seminare: minuscoli orti di guerra si possono persino fare in casa, nella vasca da bagno, nel bidet o dentro scatole di scarpe. Lo scrittore Edoardo Albinati scelse queste parole per definire gli orti di guerra, immagine a cui si era ispirato per la sua omonima raccolta pubblicata in prima edizione nel 1997. Si trattava di “un’economia di guerra applicata alla prosa. Nel piccolo formato ho versato e mischiato le esperienze più diverse, molte delle quali non mie ma sentite raccontare, ascoltate casualmente o lette o viste”. 
Oggi, gli Orti di guerra germogliano di nuovo nell’Ammirato Culture House (ACH) di Lecce,  associazione culturale nata nel febbraio 2012 dalla collaborazione tra singoli individui impegnati nell’arte, nella cultura, nel design e nel sociale (a livello locale e internazionale), cooperative e associazioni del territorio salentino che si sono distinte per forza progettuale, qualità e continuità della propria offerta. Oggi, gli Orti di guerra fioriscono presso l’ACH sotto forma di gruppo di lettura condivisa; il gruppo è un organismo informale, costituito da persone accomunate dalla passione per la lettura e dalla consapevolezza che, quando la lettura da individuale diventa condivisa, moltiplica – e contagiare -  esperienza e vita della comunità. Il gruppo di lettura, nato da un’idea della Biblioteca di Quartiere dell’Ammirato Culture House, si riunisce ogni venerdì al tramonto (ore 18,30): ciascuno porta nel gruppo un testo di qualsiasi tipo (storie, cronache, ritagli di giornale, schegge tv, massime filosofiche, lettere, frammenti di diario, canzoni, prose minime …) su un tema concordato, innescando così uno scambio di sensazioni, suggestioni e interrogativi. Così, attraverso il tema dell’utopia, si è sviluppato un percorso che ha toccato gli argomenti più diversi, e - solo apparentemente - lontani. Una lettura è stata il “pretesto” per riflettere sull’esperienza di Urupia, Comune nata nel 1995 a Francavilla Fontana (in provincia di Brindisi), che ha tra i principi fondativi l’assenza della proprietà privata e l’unanimità delle decisioni, quindi, sul filo delle associazioni d’idee, una canzone di Guccini ha richiamato la figura dell’idealista per eccellenza,  Don Chisciotte. Il cerchio si è chiuso ripercorrendo l’utopia punk di uno dei protagonisti de La banda dei brocchi, romanzo di Jonathan Coe. 
Il binomio sogno/realtà ha invece ha invece intessuto una trama di fili dai colori forti e complementari. Zigulì di Massimiliano Verga ha offerto la testimonianza viscerale e accalorata di un padre a confronto con la disabilità dell’amato figlio, Opinioni di un clown di Heinrich Böll, quasi a contrasto, ha tratteggiato il racconto di una fantasticheria d’innamorati talmente vivida d’appannare la nuova e ruvida realtà sentimentale. Contemplo di Fernando Pessoa ha poi aggiunto al tema la sua aspra melodia. Non so se penso a tutto o se tutto mi dimentica./ Nulla il lago mi dice né la brezza cullandolo./ Non so se sono felice né se desidero esserlo./Tremuli solchi sorridono
sull’acqua addormentata./ Perché ho fatto dei sogni la mia unica vita?
Gli Orti di guerra promossi dall’ACH costituiscono una delle tante buone prassi messe in atto dall’associazione per coinvolgere, rendere partecipe, il quartiere e quindi la cittadinanza delle iniziative di promozione socio-culturale e urbana realizzate (tra queste, il Club dell’Ascolto, il Nuovo Cinema Ammirato e la Compagnia Ammirata). Valorizzare il tessuto territoriale e comunitario per recuperarne la centralità. “Con Quartiere Ammirato vorremmo intensificare le nostre relazioni con il vicinato, addentrarci nella vita del rione, scoprirne i luoghi più emblematici, le persone, le storie, capirne la trasformazione e seguire i cambiamenti in atto”, spiega lo staff dell’ACH. Si tratta insomma di un’utopia “che va costruita giorno dopo giorno, in cui ogni gesto e ogni azione contano. Quartiere Ammirato rappresenta la possibilità di un cambiamento, che nasce dalla consapevolezza di essere, qui ed ora. È un punto di osservazione che parte dal locale per comprendere le questioni che interessano il globale; è un punto di partenza. Nasce dalla necessità di fermare il gioco e di ricominciare da zero. Ricominciare a ricostruire le relazioni, ricominciare a immaginare un uso diverso delle nostre strade, delle piazze e dei giardini pubblici, un modo per ripartire dal luogo che abitiamo senza dimenticare il mondo in cui viviamo ed agiamo. […] Quartiere Ammirato è una metafora”.
Perché non c’è niente di meglio che essere innamorati della realtà, se l’utopia è il proprio Cupido.
 


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