Liberarci dal nostro etnocentrismo e confrontarci con il mondo: questo il monito che l’autrice tarantina di “Voglia di amore” lancia sotto forma di poesia. Aspettando un thriller esoterico
“In lei c'é il proposito, netto e immediato, di denunciare, sull'onda dei ricordi la sua determinazione a medicare ferite e prendersi cura di chi é abbandonato sul ciglio della strada, sofferenze, diritti conculcati, infanzia violata, esistenze spezzate… e gridare al mondo la leggiadra freschezza della Voglia di amare": frugando nel web a caccia di notizie sulla protagonista della nostra intervista ci siamo imbattuti in queste parole di Luigi Pinelli, che prendiamo assolutamente per buone.
Abbiamo incontrato Irma Saracino prima della prima, ovvero della presentazione di “Voglia di amore”, per parlarci del suo libro.
Da quando scrive e cosa ispira da sempre i suoi pensieri ?
«Scrivo sin da quando ho cominciato a tenere la penna in mano... impressioni, poesie, racconti. Nel tempo, saggi critici e quant'altro».
Il suo libro è caratterizzato dall’idea di una infinita ricerca da parte dell’uomo spesso priva di una meta. Lei crede che la vita di ciascun individuo abbia un senso se individua esattamente i propri desideri oppure il senso della vita è legato a fattori comuni a tutti imposti dalle religioni o altro ?
«Credo che vi sia una forte destabilizzazione dell'individuo, in quanto tale. Entrano in gioco molteplici fattori, fortemente correlati sia all'identità soggettiva, all'humus familiare, ma specie al contesto sociale.
La religione, nel momento in cui diviene religione di stato, acquisisce un forte potere politico che si esprime, spesso, attraverso propagande falsamente moralistiche, cogenti e repressive, finalizzate a preservare il proprio esistere.
Nel corso dei miei viaggi ho avuto modo di rilevare come i tre gruppi religiosi monoteisti, specie quello ebraico, si esprimano all'insegna di un fanatismo voluto e pilotato. Attualmente il più tollerante è quello cattolico. Il terrorismo, che nasce a Gerusalemme (ho raccolto testimonianze dirette) è una conseguenza della prevaricazione perpetrata dagli Ebrei. Del muro di Betlemme, che toglie la terra e le case ai Palestinesi nessuno parla. Difficile dare un senso alla propria vita in certe realtà in cui c'è odio e miseria e dove l'ingiustizia continua a dominare».
Quanto è importante l’amore nella vita di ciascuno di noi ?
«L'amore è linfa vitale, è ciò che dovrebbe caratterizzare i rapporti interpersonali insieme al rispetto dell'altro e alla giustizia».
Ritiene la poesia e la scrittura un valido strumento per esprimere e trasmettere l’amore ?
«Il mio libro è una denuncia di tutti i soprusi e le nefandezze a cui ho assistito. Si può, attraverso i canali immediati della poesia, dare un messaggio molto forte, si può far riflettere. La poesia si carica, così, di nuovi contenuti. Perde i toni melensi e diviene vita, emozione, ma anche capacità di gridare al mondo che c'è un'umanità lacerata, nel suo esistere, dall'odio. Ci sono realtà di cui nessuno parla, ignorate, spesso volutamente, ma, come ho scritto, "La Storia scrive ogni giorno pagine nuove, spesso sanguinose, comunque dolorose... ma l'uomo dimentica di leggerle”».
Nel suo libro che presenta al pubblico qual è il messaggio che intende dare ai lettori ?
«Il messaggio è quello di capire chi sia "L'altro", comunque di liberarci dal nostro etnocentrismo e di confrontarci con un mondo che ha sete di vita anche dove c'è la morte. La vita, la morte si equivalgono... ma l'unica verità, forse assoluta, è quella di capirne il perchè e il fine».
Progetti per il futuro ?
«Molti... tra presentazioni e prefazioni critiche. Infine un altro libro… questa volta un thriller esoterico».
Professoressa la salutiamo e la ringraziamo per la sua testimonianza.