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La Lupa: Sazia giammai

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

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LUG
2012

 

A Masseria Accetta Grande va in scena uno spettacolo tratto dalla novella di Verga: storia di amore, di morte e di una donna ammaliatrice, croce e delizia di un immaginario tutto maschile
 
“Era alta, magra; aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna e pure non era più giovane; era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano…”.  Un incipit denso, questo della novella “La Lupa” di Giovanni Verga, che da un lato consolida un archetipo dell’immaginario erotico  tutto declinato al maschile e dall’altro non fa che rafforzare la convinzione, si direbbe il pregiudizio, dell’inconciliabilità tra mente e ventre, tra sesso e amore, della donna-femmina: ammaliatrice e strega, per liberarsi dalla quale non c’è altro rimedio che ammazzarla.
Ed è quello che Nanni farà.  Probabilmente. La novella, come anche il testo teatrale in due atti,  infatti si chiude con un finale che si presta a una doppia lettura: “Ei come la scorse da lontano, in mezzo a’ seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e andò a staccare la scure dall’olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. «Ah! Malanno all’anima vostra!», balbettò Nanni.”
Perché non estendere l’esitazione del giovanotto a scandire parole definitive, mirabilmente espressa in quel “balbettò”, anche al compimento del gesto estremo? Perché non immaginare la scure che cade senza colpo ferire? E invece anche nel dramma musicale curato nella regia da Francesco Casulli e nelle musiche da Girolamo di Pace, con arrangiamenti di Mario Rosini, ha prevalso l’epilogo  drammatico che pone fine con la morte alla follia dell’amore, nello scenario naturale di Masseria Accetta Grande, che è ben di più di un palcoscenico, nel quale lo spettatore potrà tuffarsi nella travolgente storia di Gna Pina e Nanni, quasi guardasse un film.
Di questo spettacolo, che vedrà altri quattro appuntamenti (sabato 14 luglio, domenica 15 luglio, sabato 21 luglio e domenica 22 luglio), parliamo con il regista, Francesco Casulli.
Com'è  nata l'idea di rimaneggiare il testo teatrale di Verga?
«Ci sono tanti modi di leggere e mettere in scena un testo teatrale, ho creduto di rendere questo testo più vicino ai giovani introducendo alcuni momenti musicali; per me l'importante è restare fedeli al testo e non stravolgerlo».  
Quali sono stati gli adattamenti da Lei apportati all'originale e le motivazioni dei Suoi nuovi spunti? L'elemento "acqua" è una sua novità. Ce ne può spiegare il senso?
«Ogni regia ha degli adattamenti in base al flusso emotivo che si vuol dare. Ho creduto opportuno di far vivere la protagonista a fianco a un elemento naturale: l'acqua. Elemento di vita, ma anche di morte...  chi verrà a vedere lo spettacolo capirà da sé». 
Il Suo spettacolo, che ha visto la luce sette anni fa, quest'anno è riproposto nella suggestiva cornice di Masseria Accetta Grande, e vede ben sei rappresentazioni in un preciso progetto culturale e paesaggistico. Ce lo può illustrare, soffermandosi sugli aspetti salienti?
«L’Associazione culturale e teatrale “La Rupe” ha sempre concepito  gli eventi non fine a se stessi, bensì avendo una visione più larga: la promozione del territorio, la conoscenza della nostra storia e la degustazione dei prodotti tipici . Dopo un accurato studio è nato l'evento “Terra e Sangue”, che abbraccia la nostra cultura contadina del ‘900. Agli ospiti faremo visitare la stupenda masseria Accetta Grande con guide esperte dell' associazione Terra di Puglia, fino ad arrivare all'assaggio dei nostri prodotti mediterranei che hanno caratterizzato il secolo scorso. 
Il percorso si conclude in una delle corti della masseria dove é allestita con materiali naturali la scenografia dello spettacolo teatrale-musicale “La Lupa - tormento di un amore"». 
Quali sono i suoi programmi futuri? Sta lavorando a un nuovo spettacolo teatrale? «Ho tanti progetti, ma sono abituato a non parlarne finché  non si concretizzano».
L’antico fascino medioevale di Masseria Accetta Grande, che ha conservato intatti i caratteri del suo massimo splendore ottocentesco, attraverso la rivisitazione del dramma verghiano, accompagnata dalla rievocazione di alcune fasi della vita contadina (l’aratura, la raccolta delle olive e la condivisione dei frutti della terra), potrà così rivivere e prendere corpo, insieme alle passioni e ai tormenti che da sempre agitano l’umano destino e sprigionano vitalità anche se, alla fine, la grande trionfatrice è la Morte.
 
 
 


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