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Antonio De Giorgi/Preferisco la carta

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

9
NOV
2012

 

Se pensate che il libro abbia i giorni contati sbagliate di grosso: ce lo spiega un addetto ai lavori, titolare di una storica libreria, che in questi anni ha visto il suo mondo trasformarsi. E anche se Fabio Volo surclassa Umberto Eco, sul comodino il tablet non ci sta affatto 
 
Quanti di noi si sono mai interrogati sulla durata del libro nella sua esistenza? In molti, sicuramente miei coetanei o più grandi di me, non l’hanno mai considerata, eppure secondo le statistiche e i messaggi pubblicitari, la carta scritta ha i giorni contati. Probabilmente la crisi editoriale non è misurabile al libro non venduto, perché tanti sono i parametri che possono sfuggire a una ricerca; ma oltre alla crisi economica, che ha attraversato qualsiasi settore, in questo caso considererei internet un’altra arma a doppio taglio. Se da un lato ha facilitato la vendita dei libri online (penalizzando  le librerie), dall’altro ha creato, e con un trend in salita, il mercato degli ebook (spesso gratuiti) e quello dei libri on demand (letteralmente “pubblicazione su richiesta”, praticamente è un servizio di stampa che prevede la realizzazione di un libro dietro ordinazione, anche di una singola copia: solitamente la realizzazione avviene per stampa digitale e l’ordinazione via web) che hanno abbattuto i costi di stampa per gli editori, ma penalizzano gli stampatori. A proposito di influenza negative sulla vita del libro, menzionerei la “legge Levi” entrata in vigore il primo settembre del 2011, la legge 27 luglio 2011, n.128 meglio ancora conosciuta come “legge contro gli sconti sui libri”.  La sua approvazione da parte del Parlamento fece molto discutere, perché secondo molti il provvedimento, promosso dal senatore Ricardo Levi (Partito Democratico), avrebbe penalizzato i lettori con l’intenzione di difendere l’interesse di alcuni editori e in parte dei librai; secondo i sostenitori invece, avrebbe garantito la ricchezza e il pluralismo dell’offerta culturale.  Il punto principale stabilito dalla Legge 128, è che non si possono effettuare sconti superiori al 15 per cento sul prezzo di copertina dei libri. Limiti di sconto vengono imposti anche agli editori: mai oltre il 25 per cento e solo nell’ambito di promozioni che non devono superare la durata di un mese, né possono tenersi a dicembre, periodo natalizio. Il provvedimento stabilisce anche limiti per le “vendite per corrispondenza”, in sostanza quelle su Internet, e ha posto dei limiti a molti distributori a partire da Amazon, che negli ultimi mesi si è industriata per trovare sistemi che consentissero di vendere libri scontati, sfruttando le poche e contorte eccezioni previste dalle nuove norme. Non a caso, al momento della sua definitiva approvazione, la legge fu definita anche “anti-Amazon”. Per meglio intendere la situazione, ho chiesto direttamente a un operatore del settore cosa ne pensa a riguardo: Antonio De Giorgi, proprietario della libreria Dickens in via Medaglie D’Oro a Taranto.
Avverti la crisi del libro? Pensi che abbia a che fare anche con la “Legge Levi”?
«La Legge è servita a ridurre il problema delle continue campagne di sconto, che i grossi gruppi editoriali facevano a danno dei piccoli editori, non tanto a danno di noi piccole librerie; quando Mondadori o Rizzoli hanno attuato una campagna di sconto, noi piccole librerie abbiamo sempre aderito, non perdendoci granché, ma i piccoli editori non hanno facoltà di attuare questi sconti, quindi sono stati fortemente penalizzati. Adesso va un po’ meglio. Per quanto riguarda la crisi complessiva, sì, l’abbiamo avvertita anche noi, in quanto colpisce soprattutto gli impiegati, ovvero quelli che percepiscono un salario o uno stipendio, riflettendosi poi su noi commercianti».
Ma aldilà della crisi economica, la crisi del libro pensi che sia stata influenzata dall’avvento dei tablet e di internet, su cui si pubblica di tutto e si acquista di tutto? 
«Dal mio punto di vista e penso a nome di tutti noi piccoli librai dipendenti, posso dirti che ancora non lo sentiamo l’avvento del tablet, o comunque in percentuale così minima che quasi non lo avvertiamo. Forse qui è ancora presto, o magari è quello che ci vogliono far credere le pubblicità».
Quindi non pensi che ci possa essere un’evoluzione o una trasformazione portata dal tablet sull’editoria?
«Chiariamo una cosa: questi nuovi mezzi sicuramente cambieranno la modalità di fruizione di alcuni prodotti editoriali, come i libri scientifici, scolastici, quelli di consulenza o i testi inerenti l’attività lavorativa. Credo però che per quanto riguarda il romanzo e la narrativa in genere, sicuramente qualcosa cambierà, nel senso che una parte di essi verrà letta sul tablet, ma altri invece, frutto di un prodotto editoriale più rinomato, più accattivante, visto come oggetto da conservare, avrà una sua importanza e quindi, una sua produzione anche commerciale e resterà stampato su carta. In sintesi secondo me, convivranno libro e tablet; il tablet per alcune cose e il libro per un’altra serie di esigenze. Umberto Eco dice che “il libro non morirà mai!”, io la penso allo stesso modo, perchè la nostra generazione e quella prima di noi, sono legatissime alla carta, al contatto fisico con il libro, insomma si usa avere un libro sul comodino, non il tablet! Mi viene in mente un episodio accaduto lo scorso luglio, quando si è festeggiato il decennio del Presidio del Libro, e tra tutti coloro che hanno fatto un intervento, mi ha colpito molto quello del sociologo Franco Cassano, che disse di avere un rapporto erotico con il libro; il libro infatti si prende, si tocca, si lascia e sicuramente, chi è abituato a questo tipo di rapporto con esso, non ne potrà mai fare a meno». 
Qual è la fascia di età che predilige il libro?
«I giovani sicuramente andranno nell’altra direzione, verso i tablet, soprattutto chi sta nascendo ora o ha appena 2 anni per esempio. Per tutti gli altri, ci sarà il tablet più il bel libro, che sarà quasi un oggetto personale, una “chicca”».
E la qualità del libro è andata svanendo secondo te? Influenzata dall’avvento di internet e dal fatto che si vende e si pubblica di tutto?
«Aldilà del libro ci sarebbero tanti discorsi da fare sulla qualità del contenuto; bisognerebbe interpellare gli editori, gli operatori del settore. Sicuramente è più facile pubblicare online perché tutti possono esprimersi, ma la qualità del libro è sempre frutto di un’equipe, della casa editrice in primis, che spesso obbliga a delle scelte a volte determinate dalla richiesta di mercato; quindi ci saranno sempre libri di qualità  e quelli che lasciano a desiderare».
Da quanto tempo svolgi questo lavoro?
«21 anni».
Sempre qui?
«Sì, sempre».
E come è nata l’idea e la passione per questa professione?
«È nata con l’obiettivo di unire l’amore per i libri a un’opportunità lavorativa. Forte anche la motivazione di stare con i libri e i diversi lettori». 
E per sventare la crisi ripieghi su qualcos’altro nella vendita, oltre il libro?
«No, solo libri e agende». 
Ma prima com’era il mercato del libro? Dieci anni fa per esempio. Hai avvertito una trasformazione?
«Sì certo, sono aumentati i romanzi di più facile lettura, come quelli di Fabio Volo per esempio, senza togliergli nulla, ma ha una scrittura molto facile e discorsiva; dieci anni fa in classifica c’erano autori molto più impegnativi come  Umberto Eco e altri di un certo livello, poi man mano la qualità si è abbassata. Ciò dipende anche dal fatto che il mercato premia dei generi indicati dal marketing, dettati dagli uffici stampa, tutto questo dietro un grosso successo da un milione di copie; di conseguenza l’editore detta un certo genere di libro, perchè bisogna far soldi, si deve guadagnare. Io cerco sempre di informarmi in maniera oculata sull’uscita dei libri, al fine di poter fornire un consiglio accurato ai miei lettori. Il compito dei librai è proprio questo: capire i gusti e le esigenze dei lettori, indirizzandoli verso un libro che abbia sempre una certa qualità. E’ importante informarsi per noi librai; per il genere sentimentale per esempio, dobbiamo cercare sempre quello più profondo, che abbia più spessore, non un libro che sia semplicemente scritto a tavolino, ma che lasci il pensiero dell’autore, qualcosa di suo che vuole comunicare».
Che cos’è secondo te un libro?
«Un libro è un atto d’amore verso noi stessi secondo me, perché sei con te stesso mentre scrivi e trasmetti ciò che senti scrivendo».
 


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