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Categoria: CULTURA
Era da un po’ che non mi capitava di essere affetta dalla febbre del lettore. La febbre del lettore non è semplicemente voglia di leggere e di godersi il piacere di un buon libro. È una mania, un’ossessione: l’incapacità di pensare ad altro, se non a finire il libro e scoprire finalmente tutto ciò che è accaduto.
Morte nelle Highlands incarna l’essenza del page-turner: si divora famelicamente e si approfitta di ogni ritaglio di tempo per macinare qualche pagina. A pranzo ti ritrovi con il libro in tavola, mentre ti lavi i denti lo poggi sul primo ripiano utile per non staccartene, non esci, non rispondi ai messaggi, non vai a dormire fino a quando non avrai girato l’ultima pagina.
La trama è piuttosto semplice, ma accattivante. Un gruppo di amici decide di trascorrere il Capodanno in un rifugio sperduto nelle Highlands scozzesi. Gelido come l’Overlook hotel di Shining, a causa di forti nevicate diventa ben presto inaccessibile, lasciando gli ospiti in uno stato di totale isolamento. A far loro compagnia solo un’addetta all’accoglienza che sembra nascondere un passato doloroso, un burbero guardiacaccia con diversi episodi di violenza alle spalle, e una strana coppia di turisti.
A farla da padrone e a catturare l’attenzione del lettore sono proprio le dinamiche di gruppo. Pur conoscendosi da anni, gli amici sembrano far fatica a ritrovare il solito affiatamento, dando luogo a una serie di situazioni borderline, in un crescendo di tensioni che non prospettano nulla di buono.
La particolarità del romanzo, la cosa che più ho apprezzato e che me lo ha fatto amare così tanto, è il fatto che la storia si apra con il ritrovamento del cadavere di uno di loro, ma la sua identità verrà svelata solo alla fine.
Per cui al lettore non resta che andare avanti roso dalla curiosità, chiedendosi chi possa essere la vittima e chi il carnefice, dal momento che ognuno di loro sembra nascondere attriti e rancori.
Decisamente tra i più bei thriller del momento.
MORTE NELLE HIGHLANDS
Lucy Foley
Giunti
€ 19.00, pp. 364
