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Anna Maria Grazia Gentile/Quando l´amore strappa l´anima

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

10
MAG
2013

 

Un libro, due psicologhe, un tema di forte attualità. E poi uomini che conquistano fingendo, attraverso una maschera che nasconde la loro vera identità e quando catturano la loro preda, cominciano a distruggerla lentamente
 
Gli inizi di queste storie sono sempre idilliaci: lui sembra l’uomo perfetto, ci conquista con il suo carisma e la personalità (all’apparenza) forte, ma è proprio lì nel suo essere così charmant, nel suo essere troppo gentile, disponibile e pieno di zelo nei nostri confronti che si nasconde il lato più oscuro di quel principe azzurro che non si serve nemmeno di una mela avvelenata per stregarci. La sua arma sono le parole, lame taglienti e affilate che lacerano a poco a poco ogni linfa vitale, distruggono ogni certezza e ci abbandonano depauperate anche della più piccola briciola di dignità. Nel gergo psicologico vengono definiti “vampiri energetici” e rappresentano una modalità, sempre più diffusa, di manipolazione psicologica: un gioco al massacro in cui la vittima ne esce distrutta, perché ferita nell’anima. La dott.ssa Anna Maria Grazia Gentile, psicologa e psicoterapeuta, svolge da anni la sua professione e partendo dall’esperienza di una sua paziente ha deciso di dar vita a un’intensa collaborazione con la dott.ssa Cinzia Mammoliti, psicologa e criminologa, autrice del libro I serial Killer dell’anima. Dopo un convegno organizzato ad Alberobello, queste due donne ci guidano all’interno di relazioni pericolose per riuscire a riconoscere l’usurpatore della nostra anima e liberarci dalla sua presenza distruttiva: il tutto attraverso una forte disponibilità al dialogo e una grande chiarezza di contenuti.
Dott.ssa Gentile si parla spesso di un’aggressività maschile che sfocia in una violenza fisica, ma esistono anche altri tipi di violenza come quella psicologica: ci aiuti a definirla.
«La violenza psicologica consiste nel demolire una persona distruggendo tutte le sue certezze. In questi casi la donna viene offesa e derisa in tutte quelle che sono le sue qualità, in modo tale da creare terra bruciata attorno a lei, dimostrandole anche il suo fallimento e le sue incapacità».
Cosa spinge l’uomo a questo bisogno di denigrare la propria compagna?
«Generalmente queste tendenze si verificano in persone che hanno avuto un rapporto difficile con le proprie madri, di conseguenza se un uomo non è mai stato accolto, riconosciuto e allevato in maniera amorevole dalla madre, maturerà un rancore interiore che sfocerà nei confronti del genere femminile. Il rapporto con una mamma o con i nostri genitori è il primo che instauriamo, perciò se manca di amore e affetto, inevitabilmente si creerà un vuoto dentro di noi che nel peggiore dei casi degenererà in rabbia». 
Nel campo della violenza psicologica gli uomini vengono definiti dei ‘manipolatori’: quali sono le loro strategie di adescamento?
«Dobbiamo partire dal presupposto che ognuno di noi ha bisogno di conferme: chi dal punto di vista lavorativo, chi in ambito affettivo, chi sulla propria personalità o bellezza, perciò questi ‘manipolatori’ sono molto bravi a capire ciò di cui ha bisogno il proprio partner. Mi spiego meglio: se una persona è insicura sul suo aspetto fisico, loro, invece, elogeranno continuamente la sua fisicità e la sua raffinatezza fino a quando cominceranno a insultarla. L’elogio  serve come conquista e cattura, ma una volta instauratasi la relazione, subentrano il disprezzo e il discredito che portano alla distruzione dell’Altro».
Quindi è molto difficile che le tendenze aberranti di questi comportamenti si rivelino sin dall’inizio della relazione?
«Se c’è un germe, anche all’inizio della relazione, non è mai così palese, possono esserci piccoli atteggiamenti non corretti o anomali, ma sono impercettibili inizialmente. Molte di queste storie all’inizio sembrano perfette, il rapporto è adrenalinico, pieno di fascino e, sin da subito, l’uomo cerca di essere e confermare il bisogno dell’altro, perché deve creare un aggancio: si presta come sostegno, ma successivamente muta il suo comportamento creando confusione nella propria compagna che non capisce cosa stia accadendo». 
Dott.ssa si potrebbe tracciare un profilo dell’uomo e della donna che tendono a incorrere in questo tipo di relazioni?
«Sì, certamente. Abbiamo notato che in queste relazioni malate c’è una combinazione molto forte tra chi è molto aggressivo e chi è più remissivo, infatti queste persone scelgono molto bene la propria vittima: nella maggior parte dei casi si tratta di individui molto solari, positivi, socievoli, magari anche affermati nel lavoro. Non è un caso che questi manipolatori vengano definiti anche “vampiri energetici”, perché è come se risucchiassero gli altri delle loro risorse e li depauperassero di tutti gli aspetti positivi che li caratterizzano». 
Ha fatto riferimento anche all’ambito lavorativo, quindi potremmo dire che in queste relazioni non conta molto la condizione sociale: anche donne con un elevato grado di istruzione e cultura possono diventare vittime di questi uomini?
«Sì, assolutamente. Molto spesso si tratta di donne che hanno grandi personalità, infatti, molti pensano che la violenza si registri più frequentemente tra i ceti meno abbienti, ma non è affatto così. 
Più saliamo di livello, più la violenza è sottile, meno visibile, in grado di persistere nel tempo con giochi al massacro in cui si attaccano le certezze dell’altro. Inoltre è evidente che la donna si sta sempre più emancipando, diventando più autonoma e indipendente, perciò anche nell’ambito lavorativo il maschilismo è imperante, però in maniera quasi impercettibile. Leggendo il libro della Mammoliti, ci si potrà rendere conto che molte delle storie raccolte riguardano donne che prima di incontrare questi uomini avevano carriere brillanti, erano affermate nel lavoro, nelle relazioni interpersonali, ma diventano fragili e mandano a monte tutti i loro sogni e i loro sacrifici, perché manipolate da uomini sbagliati che non accettano il successo del partner».  
Questo dimostra che per sentirsi bene non basta un lavoro avviato e una realizzazione professionale, ma abbiamo sempre bisogno di altro, che se cercato nelle persone sbagliate può annientarci. 
«Esatto. Ognuno di noi ha bisogno di amore e di conferme dal punto di vista affettivo. Alla base di tutto c’è l’amore e la carriera non potrà mai colmare questo bisogno così naturale: è qui la fragilità della donna. Talvolta per soddisfare questa esigenza, saremmo disposte a mettere in discussione tutto». 
Come reagisce la donna quando capisce che il suo rapporto sta degenerando?
«Quando le donne intuiscono che ormai si è incrinato qualcosa cercano subito il confronto, ma questi uomini non ne sono capaci, perché non accettano di essere smascherati, anzi è proprio qui che scatta l’escalation di aggressività. La donna cerca in qualche modo di cambiare l’altro, ma il cambiamento può esserci solo se c’è un confronto, di conseguenza in questi casi non si verificherà mai. Si crea un gioco perverso in cui l’uomo attribuisce a lei le cause del loro malessere e fa leva sul suo senso di colpa. Chi è vittima di violenza non parla, infatti, la maggior parte di queste donne arriva in terapia accusando sintomi di depressione, attacchi di panico o senso di paura, ma solo dopo un lungo periodo, mentre si cerca di indagare sull’origine di questi stati d’animo, viene fuori che subiscono violenze dai propri compagni. Inizialmente tendono a giustificarli, attribuendo la loro aggressività a stress familiari o problemi di lavoro, ma non li denunciano perché c’è un “pensiero magico”, ossia la convinzione, da parte della vittima, che con l’amore e la sua vicinanza potrà cambiare il proprio compagno. Inoltre è stata riscontrata una correlazione tra la fine di queste relazioni malate e l’aumento di patologie di organi bersaglio come utero e seno che rappresentano l’identità femminile. Tutto questo non è dimostrato scientificamente, ma molte donne si ammalano proprio perché subiscono un crollo totale e devono lottare duro per riconquistare le loro certezze». 
Qual è l’unica via di salvezza, invece, per questi uomini?
«Questi uomini non vanno in terapia perché spesso sono correlati con disturbi di personalità e narcisismo, perciò tenderebbero a distruggere il terapeuta.  L’unica possibilità è aumentare la propria consapevolezza e non ricercare nell’altro delle conferme che non troverebbero mai. Bisogna lavorare molto sulla propria autostima e forza interiore, ma per fare questo serve il confronto». 
Questi manipolatori durante la loro relazione, tradiscono?
«In quel momento non tradiscono, ma in fase di allontanamento dalla propria donna faranno di tutto per smascherare il loro tradimento. Si tratta di un gioco perverso: quando ormai il partner non ha più energie da minare, loro puntano altre donne, perché sono seriali, e durante questa fase lasciano tracce della loro slealtà con sms o lasciando il telefono incustodito. E’ una ferita profonda, specie per chi ha sempre idealizzato il proprio compagno». 
La violenza verbale può essere considerata preludio a quella fisica?
«Non è automatico, ma spesso accade. Questi uomini ci tengono molto alla loro reputazione, perché sono narcisisti e non vogliono screditarsi agli occhi degli altri. La violenza fisica si innesta in persone dove il gioco è molto più semplice, non ci sono tutti questi giochi di parole e atteggiamenti perversi, ma si tratta di un’aggressività più immediata. D’altronde la ferita dell’anima non si vede, ma un occhio nero è molto più evidente».
Quanto è difficile per la donna uscire da queste relazioni?
«Tantissimo, infatti, il lavoro terapico è molto lungo. Le vittime di queste storie non credono più a nulla, perdono energie e vivono una sorta di anedonia e anaffettività. E’ importante lavorare molto su se stessi e non rimanere mai soli, perché queste relazioni ci privano di tutto, sia degli amici, sia delle nostre attività e interessi. Bisogna circondarsi di persone positive che ci aiutino a ritrovare serenità e spensieratezza. Inoltre è importante spezzare ogni legame con il manipolatore e impedirgli di entrare nella nostra sfera emotiva: l’unica soluzione è fuggire e credere sempre nelle proprie sensazioni».
 



Commenti:

Maria Gabriella godano 19/MAG/2016

Magnifico ciò che ho letto spero sia autentico perché pur credendo alla verità mia figlia è stata penalizzata e costrett a a cambiare Città e vita

Erminio 6/MAG/2016

Ho letto quello che scrive la Trevisano ed e' molto intessante bisogna mantenere sempre gli occhi aperti......sia da un lato che nell'altro. ciao Anna

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