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No budget?/Creativi, non cretini

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

17
GEN
2014
Tantissime condivisioni sul web dei tre video girati e prodotti dal Collettivo Zero, un gruppo di giovani professionisti che denunciano con molto ironia  lo sfruttamento del lavoro creativo
 
Qualche anno fa, diciamo agli esordi, ho cominciato proprio con questa frase: «Per questo lavoro non c’è budget!», e a denti stretti accettai perché era veramente la prima volta che tornavo nella mia città e non nessuno sapeva chi fossi e che lavoro facessi. Ora con quel datore di lavoro siamo amici e lavoriamo insieme, ma tutte le altre volte non è andata a finire così. E non solo per me ma anche per la maggior parte degli esponenti e professionisti che operano nel settore creativo che con difficoltà ogni santo giorno sono ignorati da governo e istituzioni, nonostante producano in Italia più del settore automobilistico (se ne capite qualcosa questi sono i dati: parliamo del 5,8% del nostro Pil). A denunciare, anzi a urlare, questa indignazione sono i ragazzi del Collettivo Zero che hanno ideato, girato e prodotto un trittico video che riecheggia con tantissime condivisioni sulla rete, dal titolo: “Giovane sì, coglione no”, che vuole rivendicare il diritto di tutti i freelance precari e sfruttati a essere equamente retribuiti per il loro lavoro. Protagonisti delle video storie un idraulico, un antennista e un giardiniere, a cui nessuno mai si oserebbe di dire che ha lavorato per la gloria o per fare curriculum, come accade invece a molti ragazzi all'inizio della propria carriera lavorativa. A dire “no grazie” a tutto questo, tre giovani creativi del Collettivo Zero:  Stefano De Marco, Niccolò Falsetti, Alessandro Grespan (che parla per tre) con cui ho avuto il piacere di fare due chiacchiere.
Nel mese di novembre la regione Emilia Romagna a proposto alla commissione per le politiche economiche il ritorno al baratto, definendolo un modo per aggirare la crisi. Un ritorno al futuro o al passato?
«Forse un'economia meno virtuale e una finanza creativa aiuterebbero a mantenere le cose più stabili, ma chi siamo noi per parlare di finanza? Noi raccontiamo storie».
Non siete troppo giovani per “addirittura”  pretendere un compenso per le vostre prestazioni lavorative?
«Questa è una domanda molto "italiana". Si pensa sempre che finché sei giovane non debbano pagarti, come se a 35 automaticamente si diventi bravi. Noi lavoriamo sodo e puntiamo alle idee brillanti e alla qualità del lavoro. Non vanno pagate queste cose?».
Dai, ditemi la verità… cosa sperate di ottenere da tutto questo clamore? Non mi dite: «abbiamo cominciato per scherzo» o «non eravamo preparati»... tra voi ci sarà pure qualcuno che si occupa di marketing e statistiche?
«In realtà uno di noi sì: Ale è laureato a pieni voti in Economia, e si occupa anche di marketing da anni. Però Ale è lo "Staggista” (vedi video), quindi non ha voce in capitolo».
Secondo voi, per quale motivo un creativo non viene pagato? Cosa passa per la mente del finto committente?
«Non viene pagato perché  c'è un mercato inquinato da un approccio sbagliato. Troppo glamour, troppo "coolness". E così il datore fa leva su quello e alcuni cedono. Bisogna riportare la creatività a una professionalità seria, tangibile e riconosciuta».
Voi avete esperienza all'estero? Come vanno le cose da quelle parti?
«Sì, abbiamo tutti vissuto all'estero: Londra, Berlino, Madrid. Per ora c'è solo Ale a Londra, dove i network di creativi almeno nel nostro campo sono molto nutriti e probabilmente anche molto professionali».
Ti va di rispondere alla domanda che non ti ho fatto?
«La domanda  non me l’hai fatta, o non l’ho capita?».
Ale, fatti una domanda e datti una risposta.
«Ma Marzullo avrà brevettato questa famosa domanda che si risponde da sola? Speriamo di sì, perché  è una grande idea per finire le interviste, lui è uno bravo, mica coglione».
Ti adoro. Risposta geniale.
 


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