Eleganza, emozioni e un cafone di Cellino San Marco
Le foto più belle dall’album dei nostri inviati nella città dei fiori
Elegante e sobrio come il suo direttore artistico e conduttore, il Festival di Sanremo è entrato puntualmente per la 65° volta nelle case degli italiani e diciamo la verità, anche in quelle di chi: “io Sanremo? Mai visto”.
Di eleganza negli abiti ce n’è stata tanta anche se qualcosa non ha funzionato a dovere tipo il giallo canarino del vestito indossato da Chiara, che un uccellino lo è solo vocalmente parlando, e il primo abito di Arisa (vestita dal giovane stilista siciliano Daniele Carlotta) che ha fatto pensare a un improvviso cedimento della naturale balconata della quale la cantate è abbondantemente dotata.
Tra le “tre grazie” che accompagnano Carlo Conti, che non ha tradito la minima emozione dando l’impressione come se sul palco dell’Ariston ci fosse nato, meglio Arisa, artista non da mezze misure “o la ami o la odi” (io ho sempre optato per la prima ipotesi), che la “sposa” Emma Marrone (poverina, si sono accorti troppo tardi che aveva grosse difficoltà a leggere il lontano “gobbo”) o la scenografica Rocio Munoz Morales nel ruolo appendino per gli abiti di Armani Privè.
A macchiare di sugo il “vestito buono” della prima serata, ci ha pensato Al Bano che prima ha utilizzato il palco come se fosse stato l’aia del suo podere (in un vestito 4 taglie più piccolo si è esibito in maniera ridicola in flessioni che stavano per farlo scoppiare) e poi ha ricordato a una più che contrariata Romina Power tutte le volte che l’aveva fatto “cantare” nelle aule dei tribunali.