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DAL PORTFOLIO AL PORTAFOGLIO

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

11
SET
2015
Evviva il merito, anche ai fornelli, per evitare che un panino venga spacciato per un gran manicaretto. Non vorremo mica abboccare, no?
 
Sono i nuovi artisti contemporanei, non sono pittori, né musicisti, né attori e neppure scultori: sono gli chef. Le loro opere d’arte sono i piatti stessi, minuziosamente pensati accostando gusti e varietà di cibi, destinati ad essere contemplati per poi scomparire miseramente nella pancia del commensale. Come madonnari che disegnano coi gessetti per terra nelle strade, le loro creazioni sono destinate a sparire con un colpo di spugna, o di forchetta in questo caso. Il talento di questi è palpabile nei curriculum pingui di studi e viaggi formativi all’estero, è tangibile nelle liste d’attesa per prenotare un tavolo dei loro ristoranti, nel successo televisivo loro offerto. E’ finché c’è talento, professionalità, esperienza, conoscenza nessuno apri bocca, se non per mangiare i loro manicaretti. Ma (c’è sempre un ma dappertutto), gli improvvisatori ai fornelli, baciati dalla fortuna o dalla raccomandazione non mancano mai nell’Italia dei favoritismi, che sforna cultori della zucchina fritta e della polenta come se non ci fosse un domani e regalano spazi televisivi a chi di cucina ne sa davvero ben poco, ostentando termini come “bagnomaria” e “julienne” come se fossero donnette al bagno. 
Le giovani marmotte laureate, acculturati e figli di nessuno lo sanno bene quel che dico: che si tratti di chef, giuristi, medici e ingegneri la parola è una, e una solamente: meritocrazia. 
Vedere i portafogli straboccanti nelle tasche di chi deve tutto alla buona sorte che lo ha accarezzato e condotto per mano in studi televisivi e ristoranti aperti dal suocero e dal papà, e proponendo a caro costo un panino che ha il medesimo sapore nelle differenti varianti proposte sul menu, non è gratificante per chi poi, dopo estenuanti anni di studio e reale competenze e talento, deve girare sui tacchi, prendere una valigia e cambiare aria. 
“L’Italia che vorrei” non è il titolo di un nuovo libro di Bruno Vespa, non vuole neppure essere la solita pappardella moralista e benpensante, ma rappresenta solo l’incipit di una frase che lascio a voi la libertà di completare.
 
 
La ricetta
 
I biscotti con farina di ceci
 
 
Leggeri, profumati, con pochissimo zucchero e ideali per celiaci perché senza glutine 
 
INGREDIENTI
 
3/4 di tazza di farina di ceci
3 cucchiai di zucchero di canna o fruttosio
1 cucchiaio di farina di cocco
5 cucchiai di olio di semi
5 cucchiai di acqua
1 limone o 1 arancia ( solo buccia grattugiata)
1 cucchiaino di cannella
noci o nocciole o gocce di cioccolato (opzionale)
 
PROCEDIMENTO
 
E’ fondamentale per prima cosa tostare la farina di ceci in una padella per 10 minuti a fuoco basso per denaturare le proteine ivi contenute e riuscire poi a lavorare l’impasto.
 
Versare la farina di ceci in un recipiente e aggiungere lo zucchero, la farina di cocco, la buccia di limone o arancia, gli aromi e la frutta secca scelti.
 
Unire l’olio e l’acqua mescolando prima con un cucchiaio e poi con le mani fino ad ottenere un impasto sodo che stenderemo su un foglio di carta forno per farne dei biscotti di spessore di 5 mm circa.
 
Infornare a 180° per 25 minuti.
 
 


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