MENU

Calumnia sexualis / Quando il vero carnefice si maschera da vittima

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

20
MAG
2019

L’abuso è un atto esecrabile. E la violenza carnale propriamente detta costituisce solo l’apice di una serie di abusi possibili, che spaziano dalla violenza fisica a quella psicologica. L’abuso incide sulla persona tanto da inculcargli la falsa convinzione di non essere più quel che era prima, ma il frutto di ciò che ha subito: non più una persona capace di decidere per sé stessa, ma un pezzo di carne in balia dei prepotenti. L’abuso è la morte dell’anima.

Le forze di polizia e i centri antiviolenza vengono continuamente subissati da denunce e segnalazioni. Siamo d’accordo sul cosiddetto Codice Rosso, sull’attenzione prioritaria ai casi d’abuso da parte degli organi competenti, che dovranno agire sin da subito, valutando innanzitutto la fondatezza delle accuse. Perché in rari casi capita che sotto le mentite spoglie della vittima si nasconda il vero carnefice, che, senza necessariamente volerlo, abusa della buona fede e della giustizia, danneggiando così un altro essere umano che, calunniato, finisce per essere travolto dal meccanismo indagatorio. Calunniato per varie e possibili motivazioni.

L’antisociale, ossia chi non ha interiorizzato o non rispetta le regole del vivere civile, non si fa scrupoli nel calunniare per motivi utilitaristici: per trarre un vantaggio economico (risarcimento) o per procurarsi un alibi con cui coprire una propria mancanza (es. un adulterio etc.) D’altro canto, l’assenza di una ragione strettamente utilitaristica configura altri scenari, in cui la calunnia si connota di significati ben diversi. Per le persone che vivono nello sguardo dell’altro, la calunnia costituisce una narrazione attraverso la quale viene costruita un’identità e una realtà parallela: spettacolarizzata nell’istrionico, motivato dalla costante ricerca dell’attenzione altrui; grandiosa nel narcisista, interessato soprattutto all’immagine che dà di sé, a prescindere dal vero; e, in ultimo, pietosa nel dipendente, mosso dalla continua ricerca di sostegno morale. C’è, inoltre, chi lo fa per suggestione indotta. E, infine, chi lo fa perché in balia di un sé mutevole, dove si avvicendano confusamente pensieri ed emozioni che cambiano di momento in momento, che allontanano il calunniatore rispetto alla concretezza e lo spingono ad agire d’impulso, per poi magari pentirsene; a relazionarsi in qualche modo con una persona più o meno idealizzata, per poi proiettare su di essa la rabbia suscitata da un diniego, poco importa se reale o solo percepito.

Ma al di là dell’abuso carnale o dell’assai più raro abuso calunniatore, restano sempre delle persone con i loro problemi. E a noi, a prescindere dalle colpe, di cui si occupa la magistratura, non resta che trovare cause, effetti e soluzioni.



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor