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Cash keefo: Quel povero criceto

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

15
GIU
2012

 

Il nome è un’esclamazione di disgusto, ma il loro pezzo si preannuncia essere il tormentone dell’estate 2012. Approdati a Striscia la Notizia con “Clap Clap”, scatenano allegria, sensualità, divertimento per uno scenario musicale altamente esplosivo
 
«Questo è solo l’inizio!» Mi dicono soddisfatti e compiaciuti. Il loro è stato un successone, dopo essere approdato a “Striscia La Notizia” e aver fatto ballare nel loro stacchetto musicale le due veline per una settimana intera. Sto parlando dei Cash Keefo, trio rapper tarantino, che con il loro pezzo “Clap Clap” , si apprestano a salire sulle vette di tutte le classifiche dei brani più ballati e ascoltati della prossima estate. Qualcuno ricorderà due di loro, Ottavio lo Savio e Giovanni Caciotta, come ex dalla crew delle Chiangaredd, ovvero i Pacefatta, che dopo l'ultimo album di recente uscita, “Buon Appetito”,  hanno deciso di cambiare usanze e costumi; poi c'è Ivan Raffo che, direttamente dalla Old School jonica, ritorna carico di quella vitalità musicale che in questi anni non ha mai abbandonato. Il loro obiettivo per ora, è diffondere questo nuovo progetto, una miscela di ritmo, allegria, sensualità e tanto divertimento; una riscoperta di ritmi legati alla musica reggaeton, fusion brasiliana e ai beat urbani del rap. Il primo a spiegarmi il loro percorso è stato Giovanni.
 
Come è nato il progetto? Da dove deriva il nome Cash keefo?
«I Cash Keefo nascono nel 2012, dalla folle idea di un criceto trovato sbudellato ai bordi di una strada frequentata da donne di facili costumi, apparso in sogno ai tre Giovani Rappers che, disgustati e mentalmente ridotti a 4kb di intelligenza, di fronte a uno spettacolo così riluttante, si sono coesi in un unico grido di disperazione,  CASH KEEFOO!!! Noi tre ci conosciamo da un sacco di tempo, abbiamo già fatto musica insieme, 15 anni quasi, e nei mesi passati una base tradotta da Ottavio è piaciuta molto sia a me che a Ivan; il testo sembrava  molto leggero e orecchiabile, e Ottavio ha pensato bene di mandarlo a un suo conoscente,  il coreografo di “Striscia La Notizia”, Saverio Ariemma. E’ già capitato altre volte in realtà di aver mandato brani musicali a Saverio, ma questo gli è piaciuto in particolar modo, e ha voluto utilizzarlo come stacchetto musicale per le veline. Al progetto collaborano Luigi Rana, produttore musicale e compositivo di Bari che vive a Roma, e la cantante brasiliana Selma Hermandes che vive a San Paolo in provincia di Perugia, già famosa in passato per aver sfornato dei singoli prodotti dalla Sony; nelle classifiche di musica dance è stata tra i primi posti per diverse settimane grazie agli storici "Remedios" e "Musica Pra Dançar".  Attraverso questo mix di persone, testi e idee, il pezzo è stato molto apprezzato  anche dalla Sony.»
 
Come?
«Saverio Ariemma ha rimodellata la canzone utilizzandola come stacchetto per le veline; lo stacchetto, della durata di 40 secondi, di norma viene trasmesso una o due volte, invece per arcani motivi è andato in onda per una settimana, 6 giorni per la precisione. Saverio ha mandato il pezzo alla Sony, ed è chiaro che se il prodotto è di uno sconosciuto, non lo considera, ma il materiale inviato dal coreografo di Mediaset ottiene una certa attenzione. Il prodotto alla Sony è piaciuto, e  ha deciso di distribuire una cartolina rappresentativa del singolo “Clap Clap” a 400 radio, e molto probabilmente entrerà in programmazione sia a livello locale che nazionale. A breve sarà scaricabile online  su ITUNES a soli 99 centesimi, grazie a Gianluca Guido, il responsabile rubbliche relazioni della Sony.»
 
Ma avete cambiato genere di musica? E i Pacefatta?
Ottavio: «I Pacefatta esistono ancora, non si sono mai sciolti, sono stati sospesi con il brano “Buon Appetito”; al momento ci stiamo concentrando su questo progetto e vediamo che succede. Sicuramente approdare a Striscia non è da poco, poi chissà, magari andremo a suonare a Rio de Janeiro, a Stoccolma o in Brasile se  Selma ci dà una mano; lei ha un quintetto musicale, “Selma Hermandes Quintes”, e chiaramente fa la pendolare tra Roma, Perugia e la sua terra di origine».
 
Che genere musicale abbraccia questo nuovo progetto? Non è più rap?
«Sostanzialmente si tratta di musica black , con qualche influenza sudamericana;  dall’hip hop al reggaeton, ritmi del sud, misticismo degli Orixà (gli dei del candomblè), ironia e passione fino agli elementi naturali della nostra terra. Timbri  caldi, unici, divertenti, muticolor e dalle contaminazione decisamente irriverenti, anima e sentimento puro.»
 
Questa influenza è dovuta a Selma?
«Non esattamente! L’idea Reggaeton l’abbiamo sempre avuta, nell’ultimo album  “Buon Appetito”, c’è un pezzo, “Aiuto”, che ha sonorità reggaeton. Il nostro è stato più che altro un salto, un passaggio, dalla musica ballabile con tematica seria, alla musica ballabile con tematica frivola, leggera; questa è stata sostanzialmente la differenza. Ora ci stiamo mettendo in gioco con questa novità, anzi forse stiamo proprio giocando, decidendo di sospendere per un po’ il vecchio progetto, e probabilmente abbiamo trovato la chiave giusta. Se giochi ti prendono in considerazione, ma se affronti contenuti seri, basati sulla vita reale, e soprattutto se fai notare le situazioni, rilevandole attraverso la musica, non vieni notato.»
 
Invece ora cosa volete trasmettere?
«C’è stata una vera e propria involuzione del nostro genere musicale: in passato  trattavamo assiduamente tematiche sociale, legate in particolare alla nostra città, poi abbiamo cambiato indirizzo, nome, decidendo di puntare al  ritmo e al divertimento, piuttosto che a contenuti di spessore, perché alla gente piace così. Prima trattavamo tematiche sociali, ma non essendoci mai schierati da nessuna parte, né politicamente né socialmente, nessuno ci ha mai preso in considerazione. Abbiamo sempre riportato ciò che esattamente vedevamo con i nostri occhi e vivevamo sulla nostra pelle, ma mai nessun riconoscimento; riflettendo su tutto lo schifo che ci circonda, sono nati i Cash Keefo, per lo sdegno di come si evolvono le cose. Il pensiero  deve essere per forza schierato, ma non solo a livello politico, mi riferisco alla vita in generale, alla musica anche; l’opinione comune pensa che sia un bene stare un po’ con quello o con quell’altro. A un certo punto  abbiamo deciso completamente di uscire da ogni schema impostato, abbiamo voluto distrarci, e ci stiamo riuscendo, guadagnando e divertendoci con della musica spensierata. L’idea però è partita da Ivan.»
 
Racconta come è andata?!
«Il pezzo è nato nel 2005, scrissi “Clap Clap”, ma non so spiegarti perché allora non funzionò, rimase lì sepolta. Poi così, mi è tornata in mente, Ottavio ci ha messo la base e ci è sembrata molto più orecchiabile, funzionale. A volte succede che quando non diamo un senso alle canzoni e le parole ci vengono così, come nel caso di “Clap Clap”, il senso lo dà il pubblico, che lo reinterpreta a suo modo, e ci fa riscuotere successo.»
 
Altri brani in costruzione?
 «Sì ci sono, “Danza” ad esempio, abbiamo anche prodotto un pezzo stile bossa nova misto al rap; stiamo miscelando, senza inserire rock o metal, però posso dire che stiamo provando a divertirci senza porci grossi limiti musicali, ci stiamo riuscendo e per ora e va bene così.»
 


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