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CAMERA PER DUE/DONATO PENTASSUGLIA

Pubblicato da: Categoria: COVER

21
SET
2012

 

I leader locali di PD e PdL a confronto sui temi caldi del momento con un occhio al territorio e la valigia pronta per Roma      
 
Consigliere Pentassuglia, un’altra estate calda, atmosfericamente  parlando, è praticamente finita proiettandoci verso un autunno altrettanto caldo, ma questa volta dal punto di vista sociale. Lei, che prima che “politico” è un sindacalista di razza, ci dica: cosa ci riservano i prossimi mesi?
«Dice bene.  E’ stata un’estate incandescente dalle forte tensioni sociali. I prossimi mesi saranno delicatissimi per la gestione delle complessità che meritano l’attenzione e il lavoro unito di tutte le forze politiche, sociali, sindacali, e dell’associazionismo.  Ognuno degli attori deve fare particolare attenzione a queste problematiche sociali già molto incandescenti, che vanno dalla mancanza di lavoro fino alla chiusura al credito da parte delle banche, facendo in modo che non vengano strumentalizzate durante la una campagna elettorale della prossima primavera che, senza una nuova legge elettorale, sarà delicata e preoccupante».
Recentemente Lei ha sferzato i vertici regionali del PD che, a suo avviso, si sono appiattiti nel confronti del Presidente Vendola. Che cosa rimprovera loro maggiormente?
« Il PD ha sbagliato dall’inizio della legislatura a consentire l’avvio di una giunta del Presidente e non della coalizione; a non affrontare il tema della riduzione ancora possibile in Puglia dei costi della politica, partendo dai consiglieri ed eliminando gli assessori tecnici in un numero fuori dalle regole e senza il consenso dell’elettore-cittadino (strano che poi parlano della legge elettorale per i Parlamentari); a non affrontare di “petto”, da partito riformista, la questione sanità; a lasciare solo il Presidente in alcune situazioni, quando il PD è il partito di maggioranza relativa e ha le competenze e le risorse per dare un segno e un senso diverso all’azione di Governo».
Anche nei confronti di Nichi Vendola lei non ha risparmiato qualche stoccata, chiedendo al Governatore pugliese soprattutto una maggiore attenzione verso il nostro territorio, vero?
«Il Presidente Vendola aveva il dovere di formare e seguire una nuova classe dirigente. Non può avere e non deve avere riserve su tutti e tutto. Io ho dimostrato come la politica la intendo come servizio e lavoro a favore dei cittadini e delle comunità, e mi sono impuntato politicamente su temi strategici quali Porto, legge sui limiti inquinanti, infrastrutture (che erano saltate durante la trattativa a Roma) e non ho mai chiesto o barattato cose personali che pure con i numeri della politica mi dovevano essere riconosciuti. Non sono disponibile a svendere la mia dignità, onorabilità e il mio territorio».
Secondo Lei, Vendola correrà per le primarie del centrosinistra?
«Secondo me sì. Ha tutti i requisiti per farlo, e dipende solo da lui».
C’è qualche suo collega di maggioranza che, intervenendo ovunque e comunque, sembra più che altro scalpitare alla ricerca di visibilità. “Parenti” serpenti?
«Non è un mio problema. Spero sempre di ricevere almeno lo stesso rispetto umano e politico che riservo io agli altri. Ma di pochezze e di bassezze ne ho viste e purtroppo subite tante. Confido nel mio lavoro e su quanto produco a favore dei cittadini tutti».
Veniamo ora più da vicino ai fatti di casa nostra: questione ILVA. Salute o lavoro?
«Senza salute non c’è lavoro. Prima la salute e poi il lavoro in ambiente sano. La eco-compatibilizzazione è il grande tema. Su questo occorre trovare metodo e percorso che ci porti fuori il prima possibile da quanto il lodevole lavoro della magistratura ha evidenziato e che lo stesso sia da sprone a fare prima e meglio per recuperare decine e decine di anni di utilizzo dissennato. Oggi tutti insieme, in maniera concreta e coesa, dobbiamo traguardare a nuovo approccio partendo dal merito delle questioni e rispettando gli interessi generali in campo, recuperando il tanto tempo perso. Ne va del futuro delle nostre comunità e del nostro territorio».
Lei conosce Girolamo Archinà?
«Il sig. Archinà è stato in audizione pubblica in commissione quale referente ILVA in due occasioni, con la delegazione di Confindustria, e una volta ha portato in Commissione l’invito per partecipare alla conferenza stampa di presentazione del report Salute e Sicurezza. Partecipazione registrata e verbalizzata ufficialmente. Nessun rapporto con l’azienda suo tramite, anche perché la mia commissione, oltre ad aver fatto leggi regionali che l’azienda contestava, non aveva alcuna altra competenza circa il lavoro o l’esercizio della stessa».
Ci parlava spesso? Cosa vi dicevate?
«Non avevo rapporti confidenziali e il tutto nel rispetto del rapporto istituzionale affidatomi, come rispetto istituzionalmente ogni soggetto che si confronta con la mia commissione. Ricordo che la stessa ha prodotto leggi e inaugurato “nuove stagioni” in termini di audizioni e confronto, richiamate positivamente da tutti i soggetti auditi e dalle stesse Procure della Repubblica che hanno partecipato per la prima volta nella storia della Regione Puglia».
Ci vuol dire la verità sulle sorti dell’Ospedale di Martina?
«Onestamente sono stanco di rispondere sull’ospedale. Ma non mi sottraggo. Il nostro Ospedale non chiude, non ha perso posti letto, anzi ne ha avuti di più, rimodulati secondo le nuove linee guida, sulle quali prima di (s)parlare, i più dovrebbero leggere e partecipare agli incontri. Va rifatto il piano aziendale alla luce dei nuovi accordi a Roma per recuperare su personale e modulazione delle strutture (tra complesse, semplici e semplici a valenza dipartimentale). Le anticipo un’ultimissima cosa che ho fatto tanto per Martina, quanto per Crispiano. L’ospedale di Martina Franca ha beneficiato, dopo un mio esplicito interessamento per i progetti (già pronti e validati), di un finanziamento di 1.500.000 euro per il completamento degli ultimi reparti non ammodernati (medicina, urologia, pediatria e nefrologia). Pertanto questa è la più bella risposta ai denigratori e detrattori. Io sono sereno anche se deluso di alcune cose dette e scritte impropriamente da persone che dovrebbero almeno conoscere i fatti e le norme prima di parlare, rispettando il lavoro degli altri (in questo caso il mio, altrimenti ricorderò con foto e video che ospedale era stato lasciato il 2005 a Martina Franca). Spero solo che si risolva nei prossimi giorni il vero grande problema dei servizi sanitari in genere (ospedale e distretto), sul quale arrivano buone notizie in queste ore ma che aspettiamo da tempo: lo sblocco del turn over. Se non sostituiamo con concorsi il personale medico e infermieristico andato in pensione o in mobilità, non si possono garantire i servizi. Ma anche qui sono stato lasciato solo e inascoltato. Non importa, avrei gradito più solidarietà e aiuto e qualche risposta della politica locale (ricordando un passato inglorioso di finanziamenti persi e di mancata disponibilità del Comune di Martina Franca a mettere suoli a disposizione), oltre che la solidarietà di alcuni livelli istituzionali, proprio per il principio di corresponsabilizzazione».
Riordino delle province: qual è sul tema il “Pentassuglia pensiero”?
«Il tema è delicato e complesso alla stesso momento, per le mezze verità e i proclami facili. Questa è la prova di un errore di un Governo che sa di aver sbagliato e che deciderà di autorità non essendoci i tempi e la volontà in periferia di decidere. Le Province si vogliono eliminare ma serve una riforma Costituzionale come previsto per Legge. Questa storia di accorpamenti e trasferimenti di competenze meritava un approccio diverso. Di fatto si svuotano di competenze e il futuro tracciato a mio avviso è, l’area metropolitana con i poteri che possono essere dati alla Unione di Comuni, e il voler sminuire le Province fino a chiuderle dimostrando che non servano, per poi passare ai tre livelli, Parlamento, Regioni e Comuni. Mi auguro però che il territorio omogeneo della Valle d’Itria continui  a perseguire le ragioni e le opportunità dello stare insieme».
Come giudica i primi passi dell’Amministrazione Ancona?
«I primi passi sono di un grande impegno e di un impatto mortificante per loro, per le grandi emergenze da affrontare: il bilancio, l’assenza di personale nei vari settori e la demotivazione del personale in servizio, l’assenza di una pianificazione urbanistica e di contenzioso enorme e preoccupante, l’appalto rifiuti e della pubblica illuminazione, oltre tanto altro che si aggiunge alla quotidianità. Qui serve un grande sforzo di tutti i consiglieri comunali eletti a favore dell’istituzione Comune e della politica, per combattere l’antipolitica e per collaborare uniti e coesi a favore della nostra città. Gli sgambetti, la politica di basso profilo non paga e non serve a nessuno. Se posso permettermi un suggerimento, mi piacerebbe che i cittadini fossero aggiornati sulle diverse questioni quotidiane, per rafforzare il principio della corresponsabilizzazione. E come facevo già in passato, nonostante qualche invidioso e geloso, continuo con il mio ruolo a collaborare con tutti coloro i quali mi ritengono utile ad affrontare qualsiasi problema della nostra città e del nostro territorio».
C’è più Pentassuglia nel PD o PD in Pentassuglia?
«Sono una persona leale e corretta. Non mi sono fatto prendere dal ruolo o dalla politica. Ho sempre fatto sport di squadra, e penso di aver dimostrato che la squadra vince. Da soli non si va da nessuna parte. Il PD è un partito giovane e deve fare tanto e anche riflettere molto per il futuro. Oggi sono vicino a questi giovani che si sono cimentati e hanno creduto a un patto generazionale all’interno del quale è iniziato un ricambio. Facciamo insieme battaglie per la nuova legge elettorale, per fissare un numero di mandati, per eliminare i vitalizi e per ridurre le indennità. Stiamo con la gente interpretando i tempi che viviamo nella prospettiva di futuro e così diventeremo partito popolare e di massa. La casta non mi appartiene».
Le elezioni politiche che si svolgeranno tra pochi mesi si preannunciano molto incerte, facendo scattare così la caccia all’ultimo voto. Lei, campione di preferenze alle passate elezioni regionali, ha dichiarato in più di una occasione che il suo posto è in Regione. Eppure se il Partito Democratico, vista l’importanza della posta in palio, Le chiedesse di essere della partita, cosa risponderebbe?
«In politica tutto è possibile. Stavo pensando in un certo momento di finire la breve esperienza politica in Regione, tornando a tempo pieno al mio lavoro. Intanto cambiassero la legge elettorale, valutiamo le preferenze o i collegi e poi parliamo se ci sono le condizioni  per dare voce ai territori e ai cittadini. Io penso che in Regione sto facendo tanto in tempo di enormi difficoltà, e che posso ancora lavorare tanto per tutta la provincia di Taranto, magari con un po’ di aiuto in più dai diversi soggetti coinvolti».


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