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Preso anche il terzo

Pubblicato da: Categoria: CRONACA

27
GEN
2015

 

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Milano, su attivazione dei colleghi del Nucleo Investigativo di Taranto, hanno rintracciato ed arrestato nel capoluogo lombardo RIPOLI Pietro, 32enne barese, latitante e destinatario di Mandato di Arresto Europeo, a seguito dell’emissione della misura restrittiva personale della Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Taranto, Dr.ssa Vilma GILLI, su richiesta del Sost. Procuratore Dr. Remo EPIFANI, in quanto ritenuto responsabile - insieme ad altri due soggetti, già  sottoposti alla medesima misura a settembre scorso - di concorso nel tentato omicidio di quattro giovani, nonché di detenzione e porto illegale di pistola e di violenza privata continuata nei pressi di una discoteca di Castellaneta (Ta).

L’uomo la mattina del 09.03.2014, unitamente a MARINO Ferruccio Antonio, di anni 33 e TRIGGIANI Sergio di anni 31, e come loro con precedenti di polizia e residente nel quartiere Japigia del capoluogo pugliese, aveva preso parte al raid culminato con l’esplosione di numerosi colpi di arma da fuoco all’indirizzo degli occupanti di una Toyota Yaris da poco usciti da una discoteca sita in agro di Castellaneta. L’attività investigativa posta in essere dai militari, attraverso l’esame dei filmati registrati dal sistema di videosorveglianza del locale e di videocamere insistenti sui tratti stradali intercorrenti fra Castellaneta e Bari, nonché dalle dichiarazioni rese da testimoni dei fatti, consentiva di appurare che, alle 06.50 circa del 09.03.2014, all’interno della discoteca, una comitiva tarantina era stata avvicinata da un gruppo di giovani con inflessione dialettale barese, uno dei quali, successivamente identificato nel TRIGGIANI, per futili motivi, cercava di colpire con calci e pugni uno dei tarantini.

Pochi minuti dopo, il tarantino già “puntato” senza motivo dai baresi, nel percorrere a piedi l’area parcheggio ubicata a pochi metri dall’uscita del locale, veniva nuovamente avvicinato da alcuni soggetti appartenenti allo stesso gruppo, tra cui il medesimo TRIGGIANI,  ma l’aggressione verbale non aveva ulteriori conseguenze, poiché la recinzione metallica fra le due comitive impediva il peggio. Infastiditi, i giovani tarantini, dopo aver raggiunto altri amici, si allontanavano dalla discoteca a bordo di un’autovettura Toyota Yaris. Nello stesso frangente, gli aggressori si ponevano al loro inseguimento, a bordo di due autovetture, una Opel Corsa ed una Volkswagen Tiguan, entrambe di colore bianco. Durante le fasi concitate dell’inseguimento, la Volkswagen Tiguan cercava in più occasioni di speronare la Yaris con l’evidente intento di bloccarla, riuscendovi dopo aver violentemente tamponato l’utilitaria, per poi fermarsi subito dopo, all’altezza dello svincolo per la SS 106. Nell’occorso, gli inseguitori venivano riconosciuti dalle vittime negli aggressori della discoteca e quindi, temendo il peggio, il conducente della Toyota Yaris, proseguiva la marcia cercando di guadagnare la fuga, ma imboccava erroneamente una strada senza uscita. Tale errore si sarebbe rivelato fatale. Le vittime, infatti, dopo aver percorso poche centinaia di metri ed aver cercato invano di effettuare inversione di marcia, venivano raggiunte dapprima dalla Opel Corsa e quindi dalla Tiguan, che, ponendosi trasversalmente sulla sede stradale, ostruivano l’unica via di fuga.

A questo punto, dall’Opel Corsa scendeva il passeggero che, armato di una pistola calibro 7.65, si avvicinava alla Yaris ed esplodeva furiosamente tutti i colpi dell’arma da fuoco all’indirizzo degli occupanti. L’intento omicida del soggetto emergeva chiaramente dall’aver continuato a premere il grilletto dell’arma, anche quando la stessa era già scarica, così denotando la totale e piena volontà di provocare la morte delle vittime, come ha evidenziato il G.I.P. nel provvedimento cautelare. L’azione violenta, durata solo pochi secondi, sorprendeva gli occupanti della Toyota Yaris che rimanevano impietriti e scossi dalla brutalità dell’evento. A seguito della cruenta azione di fuoco, il 26enne occupante il sedile lato passeggero della  Yaris ed il conducente 25enne riportavano gravissime lesioni e venivano trasportati, rispettivamente il primo presso l’Ospedale SS. Annunziata di Taranto ove veniva giudicato in “prognosi riservata” e sottoposto ad immediato intervento chirurgico, mentre il secondo presso l’Ospedale civile di Castellaneta per le cure mediche del caso. Gli altri tre occupanti del veicolo, una ragazza di 24 anni e due ragazzi rispettivamente  di 28 e di 18 anni, rimanevano miracolosamente illesi.

Subito dopo l’azione delittuosa, gli occupanti della Opel Corsa e della Volkswagen Tiguan si allontanavano precipitosamente dal luogo dell’evento.

L’identificazione dei responsabili scaturiva al termine di un’attività investigativa articolata ed approfondita, all’esito della quale venivano raccolti gravi, molteplici e convergenti indizi di colpevolezza a carico dei tre indagati, responsabili dei reati contestati, che collocavano il MARINO Ferruccio Antonio e il RIPOLI Pietro all’interno della Volkswagen Tiguan, entrambi riconosciuti da testimoni presenti sul luogo teatro degli eventi e TRIGGIANI Sergio, quale soggetto con il quale il giovane tarantino poi ferito in modo più grave, aveva avuto la lite all’interno della discoteca ed autore dell’esplosione dei colpi di arma da fuoco all’indirizzo delle vittime. L’identificazione del TRIGGIANI, in particolare, scaturiva da una minuziosa descrizione fatta dalle vittime nonché dai testimoni oculari presenti agli eventi, che lo collocavano, durante la serata trascorsa in discoteca, in più occasioni, proprio vicino al MARINO Ferruccio Antonio. La genuinità delle dichiarazioni assunte, veniva  corroborata dalle comparazioni fatte dagli inquirenti, sui fotogrammi estrapolati dal sistema di video sorveglianza della discoteca, che permettevano di comparare le fattezze dei soggetti immortalati con quelle degli arrestati, all’esito di un accurato lavoro di analisi antroposomatica condotta dagli esperti di videografica della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Taranto. Il movimento delle macchine degli aggressori veniva poi immortalato da una serie di telecamere di sorveglianza insistenti sull’itinerario che li portava a Bari.

Durante le fasi di cattura, svoltesi nel quartiere Japigia di Bari in data 23.09.2014, venivano arrestati solo il MARINO ed il TRIGGIANI, mentre il RIPOLI, che per pura coincidenza aveva trascorso la notte fuori casa, sicuramente avvisato da conoscenti comuni ai due arrestati, riusciva a sottrarsi alla cattura, rendendosi irreperibile.

Le attività di ricerca dell’uomo, immediatamente avviate e declinate mediante attività “tecniche” e metodi “tradizionali”, in particolare sottoponendo a sorveglianza persone a lui vicine, consentivano di prefigurare la presenza del soggetto, per il quale l’A.G. aveva già emesso declaratoria di latitanza, in Olanda e precisamente nella città di Amsterdam, dove lo stesso ha verosimilmente trovato rifugio e supporto per sottrarsi alla giustizia italiana, che nel frattempo, su richiesta dei Carabinieri di Taranto, aveva provveduto a far emettere un Mandato di Arresto Europeo.

Nei decorsi giorni, avuta contezza della possibile intenzione del RIPOLI di lasciare il territorio olandese per fare rientro in Italia, i militari del Nucleo Investigativo di Taranto, incentravano le indagini sulle possibili tratte e mezzi di trasporto alternativi che avrebbero potuto consentire al latitante di raggiungere il capoluogo barese e di sfuggire ai controlli di polizia su tratte non aeree, a lui evidentemente non consentite per l’inserimento del suo nominativo nelle black list.

Nell’ambito di queste attività, avuta contezza che il RIPOLI potesse trovarsi all’interno della Stazione Ferroviaria di Milano, città da lui raggiunta dopo aver oltrepassato il confine nazionale attraverso il Brennero, ove riusciva ad eludere i controlli di frontiera per prendere un treno diretto in Puglia, i Carabinieri di Taranto attivavano i colleghi del Nucleo Investigativo di Milano, che raggiungevano lo scalo ferroviario e identificato l’uomo, lo bloccavano e traevano in arresto, mentre cercava invano di sottrarsi alle ricerche confondendosi tra i viaggiatori a bordo del treno “freccia bianca” diretto a Lecce. Il latitante, dopo le formalità di rito, è stato associato presso la Casa Circondariale meneghina di San Vittore, a disposizione dell’A.G. mandante, in attesa dio essere trasferito con rogatoria a Taranto.

A tradire lo scaltro barese, un unico momento di nervosismo che lo induceva, in prossimità del passo del Brennero, a confessare ad una conoscente le sue preoccupazioni di essere riconosciuto ed arrestato. Da lì l’intuizione dei Carabinieri che l’uomo fosse diretto a Milano ed intenzionato a rientrare a Bari con il treno. Durante la perquisizione personale a carico del soggetto, che non ha opposto resistenza, sono state rinvenute alcune schede telefoniche di compagnie olandesi che il latitante usava alternativamente durante tutto il periodo in cui è stato ricercato.

Sono in corso ulteriori indagini volte all’identificazione di eventuali fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza del soggetto.

La vicenda dei ferimenti della discoteca, con l’arresto di RIPOLI, è invece definitivamente chiusa. 



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