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Punto di non ritorno

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

1
DIC
2016
“Before the Flood”, il documentario di Leonardo Di Caprio sul riscaldamento globale e sui suoi effetti sulla Terra, girato in collaborazione con il National Geographic, ha come protagonista lo stesso attore che gira il mondo per capire e raccontare le cause dei cambiamenti climatici.
 
 
L’attore, nel tempo, ha maturato una consapevolezza nei nobili ideali della difesa dell' ambiente: nel 1998 diventa direttore della fondazione che porta il suo nome e che si occupa di ecologia, si impegna nelle campagne di sensibilizzazione per la salvaguardia del Pianeta e delle specie animali a rischio di estinzione, dimostra di essere ben lontano dalla mera sperpero di denaro, tipica di molti divi del cinema. Pur considerando l’appartenenza a quella che è una casta vera e propria, fatta di attori e cantanti, che fortuna loro fanno della loro passione il loro mestiere, Leonardo Di Caprio destina parte delle proprie entrate economiche a cause lodevoli. 
L’attore ha donato 15 milioni e 600 mila dollari a favore di un programma di conservazione del paesaggio terrestre e a favore di associazioni di tutela contro il cambiamento climatico.
Nella notte degli Oscar 2016, durante il suo atteso discorso di ringraziamento come interprete nel film The Revenant, sceglie di sfruttare il momento pubblico per parlare di ambiente:
“per le riprese di alcune scene del film abbiamo dovuto spostarci fino alla punta più meridionale di questo Pianeta solo per trovare la neve. I cambiamenti climatici sono reali, stanno accadendo in questo momento. Dobbiamo appoggiare leader politici mondiali che non parlino a nome dei grandi inquinatori ma a nome dell'intera umanità, a nome dei popoli indigeni. Per i figli dei nostri figli, e per quelle persone le cui voci sono state soffocate dalle politiche dell’avarizia”. Essendo vegetariano, Di Caprio per le riprese del film, si è dovuto infilare dentro la carcassa vera di un cavallo e mangiare fegato di bisonte crudo. In merito egli affermava in una intervista: “la cosa peggiore è la membrana che avvolge il fegato perché quando la mordi ti scoppia in bocca come un palloncino”.
Il documentario Before the Flood, la cui lavorazione è durata quasi tre anni, è definibile una “chiamata alle armi per tutti”. E’ un viaggio alla scoperta dei cinque Continenti, si ascoltano e si raccontano le testimoniante più convincenti di scienziati, politici come Barak Obama, Papa Francesco, attivisti e imprenditori, come Elon Musk, l’industriale sudafricano che ha messo in commercio “Tesla”, l’automobile elettrica che si ricarica gratuitamente, tutto ciò con un unico e nobile fine: dimostrare in modo inequivocabile come l'uomo attraverso le sue attività stia cambiano negativamente il mondo.
Siamo già ad un punto di non ritorno. Nessuno potrà ridarci le barriere coralline distrutte, o gli animali  estinti; nessuno può riprendersi indietro i 4 miliardi di tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno, né i 27 miliardi di tonnellate di CO2 (l’anno) prodotte da attività umane. Se il pianeta continuerà a surriscaldarsi a questo ritmo, alla fine del XXI secolo la temperatura si sarà alzata di 4 gradi, generando siccità, alluvioni e scioglierà ghiacciai.
Il documentario offre spunti interessanti concreti su cui riflettere e su cui mobilitarsi attivamente.
 
 
Facciamolo!
 
Non aspettare che siano i politici a fare qualcosa, ma agiamo concretamente a partire dalle nostre scelte quotidiane. Ecco un piccolo vademecum che ci serve da promemoria
 
1. Mangiare prevalentemente cibi di produzione locale e biologica, eliminando o quantomeno riducendo latticini e carne;
2. Acquistare prodotti sfusi, riducendo l’uso di imballaggi di plastica;
3. Autoprodurre quanto è nelle nostre possibilità;
4. Muoversi a piedi, in bici o coi mezzi pubblici, riducendo l’uso delle automobili, che rappresentano uno dei fattori maggiormente inquinanti;
5. Limitare l’acquisto di vestiti nuovi e apparecchiature elettroniche, favorendo il riciclo.
Questi sono solo alcuni dei consigli offerti nel documentario, che non vanno intesi come forma di privazione e rinuncia. Ciò rappresenterebbe invece una filosofia di vita più in linea con i principi di rispetto, democrazia e amore verso l’altro che abita con noi il Pianeta.
 


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