Costosa e inefficiente: la sanità pugliese è una macchina difficile da mantenere e con prestazioni da terzultimo posto nella classifica nazionale. E dire che prima eravamo al penultimo posto
Prendiamola un po’ alla lontana, ma non troppo. Cosa vuol dire fallire? L'etimo del termine ci riporta al fallêre latino che sta per sbagliare. A dire il vero i latini come significato intendevano anche prendere in giro, che nel caso che trattiamo appare forse più appropriato. Per esteso oggi si intende per fallimento l' insuccesso di una impresa o di una iniziativa. Ciò detto veniamo al dunque. Premesso che il bilancio di una regione è assorbito in gran percentuale (si stima addirittura il 75%) dalla spesa sanitaria, è consequenziale che il fallimento della politica sanitaria rappresenti il fallimento più generale di chi amministri una regione. Durante la prima campagna elettorale per la presidenza della regione Puglia (2005) Nichi Vendola affermava: «Il sistema sanitario deve essere ''a misura del cittadino" in grado di garantire a tutti identiche possibilità di accesso tempestivo ai servizi, eliminando progressivamente i vincoli e le variabilità territoriali». Ciò significa, oltre all'abolizione dei ticket, un cavallo di battaglia della campagna elettorale, anche prevenzione, assistenza territoriale e ospedaliera, profonda revisione del piano di riordino ospedaliero. Quel piano di riordino contestato a Fitto, ma poi puntualmente realizzato, all'indomani dell'avvio del secondo mandato del governatore. Chiusure di interi presidi ospedalieri, riduzione di reparti, accorpamenti, e, in compenso aumento delle liste di attesa. Una promessa, un impegno, una impresa nei fatti non riuscita, ergo fallita. Il sistema sanità di Vendola è nei fatti, inefficiente e inefficace allo stesso tempo. Sorvoliamo sulle questioni giudiziarie. Può capitare. Certo colpisce quando i moralizzatori passano dalla parte di quelli da moralizzare, ma atteniamoci solo alle questioni che riguardano la salute dei cittadini pugliesi. «La Puglia è la terza regione, dopo Lazio e Lombardia, per livello di impiego di strutture convenzionate e accreditate. La Puglia, se confrontata col dato medio nazionale, presenta un incremento rilevante dei costi per l’acquisto di beni e servizi da parte delle strutture pubbliche (+4,8% contro il +2,8% dell’Italia nel suo insieme), così come della spesa per l’assistenza riabilita-tiva (+3,3% contro +1,8%), di quella per altra assistenza (+12,1% contro +6,4%) e della farmaceutica (+2,5% contro -2%). Incre¬menti inferiori a quello nazionale si trovano nella medicina gene¬rale (+1,8% contro +4,9%), nella specialistica (-0,3% contro +5%) e nell’integrativa (+0,4% contro +2,2%). La spesa farmaceutica pro-capite è di 229 euro in Puglia contro 186 euro in Italia. Per dosi consumate, la Puglia si colloca al primo posto della graduatoria regionale, con circa il 13% di dosi in più rispetto alla media nazionale». Come si comprende facilmente da questi dati reperibili sul web (“I conti e l’efficienza della sanità in Puglia” a cura di Massimo Paradiso e Vito Peragine) la Puglia, a fronte di un servizio sanitario che fa acqua da tutte le parti, continua a spendere tanto per la spesa sanitaria. E, nonostante ciò, il Ministero della Salute pochi giorni fa ha stilato la classifica dei sistemi sanitari regionali, relegando quello pugliese al terzultimo posto! La graduatoria è stilata sulla base di diversi indicatori: vaccinazioni, posti letto, prevenzione degli incidenti, interventi di emergenza, ecc..
Va detto che rispetto al 2011 nel 2012 la Puglia è salita di un gradino, passando da un punteggio pari a 123 a 138. Ma pur sempre al terz'ultimo posto!
Al di là delle classifiche, in questo caso comunque stilata dal Ministero della Salute, non certo da qualche società privata che effettua sondaggi e ricerche di mercato, che la sanità pugliese, per non parlare di quella ionica, sia come si suol dire "alle pezze" è un dato di fatto, che i cittadini avvertono senza la necessità di leggere dati statistici. Gli unici a non averne ancora contezza appaiono essere Vendola e l'attuale assessore regionale alla salute Elena Gentile. L'assessore ha così commentato la classifica: «Sono stati tre anni terribili, questi ultimi, per il sistema sanitario regionale. Non torno sulle cause e sulle responsabilità. Voglio invece, invitare a cogliere i segnali inequivocabili dell’inversione di tendenza rispetto al passato. Questi i fatti: I dati diffusi dal Ministero della Salute riguardano i punteggi ottenuti dalle Regioni negli anni 2011-2012 rispetto alla griglia Lea (livelli essenziali di assistenza), costruita attraverso indicatori che misurano quantitativamente le prestazioni sanitarie. Redigere una classifica tra Regioni ha ben poco senso. I contesti che producono i risultati sono estremamente diversi tra loro, in termini di risorse disponibili e di percorsi realizzati negli anni. La sanità, la buona sanità, si basa su un numero di operatori adeguato e la Puglia sconta ancora i vincoli posti dal piano di rientro. A noi interessa guardare i progressi che la Sanità pugliese sta compiendo, che sono misurabili e riconosciuti dalla stesso ministero. Guardando - ricorda Gentile - il tasso di ospedalizzazione, la Puglia è passata da 213 per 1000 abitanti nel 2010 a 176 nel 2012, una riduzione di 37 punti in soli due anni: questo risultato straordinario ci avrebbe portato a raggiungere la soglia indicata dal ministero pari a 180, se proprio nel 2012 (a metà anno) non fosse stata portata a 170. Abbiamo ridotto di 72mila i ricoveri inappropriati. La mobilità passiva extraregionale è scesa del 7% tra 2012 e 2011. Aver raggiunto questi obiettivi è l’effetto degli interventi di riordino sulla rete ospedaliera e dello sforzo che gli operatori stanno compiendo. I primi dati del 2013 sembrano confermare questi andamenti».
Tutto bene allora; si tratta solo di avere ancora un po’ di pazienza, attendere che tutto rientri nei parametri giusti. Ma nel frattempo si avvicinano le nuove elezioni; insomma qualche speranza c'è davvero!