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Ecce Carola - Siamo nel regno dei cattivi / di Salvatore Lucignano

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

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LUG
2019

Mentre attendo di sapere se la "ricca fuorilegge" (sentenza emessa dal Ministro Matteo Salvini, per direttissima e già da lui depositata, ovviamente su facebook), rimarrà agli arresti o meno, rifletto su uno dei tanti aspetti che la vicenda di Carola Rackete ha mostrato, in queste giornate convulse. Osservo che ormai viviamo nel regno dei cattivi. Tra chi difendeva Carola e chi la contrastava infatti, si è inserito un terzo "genus", quello di chi accusava i "buonisti" di essere buoni, magnificando la morale dei cattivi. La popolarità dei commenti che trattano la manifestazione dei buoni sentimenti come una sorta di malattia mentale è diventata preoccupante. In qualsiasi situazione, basta che qualcuno accusi chi si professa solidale, caritatevole, empatico, di essere in realtà un soggetto imperfetto, per scatenare orde di crudeli sberleffi.

Stiamo entrando in una psicosi che, per assurdo, spinge i cattivi a vantarsi della propria assenza di compassione, e porta i buoni quasi a rintanarsi nella vergogna. I paradossi che dovrebbero tacitare il bene sono i più assurdi, ma attirano folle di illogici, con una forza dirompente. "Mangi, dunque non puoi provare pietà per chi ha fame." "Una volta, nel 1985, hai riso in modo sguaiato ad un concerto punk, quindi oggi dovresti tacere e farla finita di dire che piangi quando vedi la foto di una bimba di due anni, annegata abbracciata al padre, nel tentativo di arrivare ad una vita migliore." "Stai progettando le tue vacanze ad agosto, quindi piantala di difendere chi salva vite nel mediterraneo."

Il regno dei cattivi accusa ogni uomo buono di sporcizia, senza tollerare in lui alcun cedimento alla normale umanità. La feroce psicopolizia di questi regnanti, sprezzanti e fieri della propria ostentata barbarie, ammette solo l'intervento dello Spirito Santo, quale moderatore delle umane ingiustizie. I cattivi perdonerebbero forse una buona parola solo a Nostro Signore Gesù, ma dopo qualche giorno di esposizione mediatica, quasi sicuramente lo inviterebbero bruscamente a tacere, ricordandogli che all'ultima cena non ha bevuto acqua, ma vino ed insultandolo per i suoi vizi.    



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