Recentemente l’associazione che riunisce i casinò in Italia (sono quattro: Venezia, San Vincent, Campione d’Italia e Sanremo) ha chiesto al Governo di autorizzare l’apertura di altre quattro sale da gioco da collocarsi al centro-sud. Tra le città proposte vi è il binomio alternativo Bari – Fasano. Nell’erronea convinzione che questi esercizi portino turismo e ricchezza c’è chi si ostina a formulare queste proposte di sviluppo, senza considerare i costi sociali ed economici che esse comportano. Vale la pena di ricordare infatti che gli attuali esercizi, collocati in città con consolidata tradizione turistica sono in mano pubblica (sono quindi di proprietà del contribuente) e sono tutti in passivo (complessivamente 314 milioni di euro negli ultimi 10 anni). L’apertura di nuovi casinò inoltre mal si concilia peraltro con la linea adottata negli ultimi anni dallo Stato contro la dipendenza da gioco d’azzardo e la cosiddetta ludopatia che ha portato alla rovina così tante famiglie. E si sa inoltre che laddove circolano tanti quattrini la criminalità organizzata vuole sempre dire la sua in una qualche maniera. Auspichiamo quindi che questa richiesta non venga mai accolta e che comunque i Comuni di Bari o Fasano non autorizzino queste iniziative. La nostra regione già apprezzatissima di per sè, ha bisogno di infrastrutture e di una sempre più elevata qualità dei servizi offerti, non certo di roulette e slot machine che non sono solo inutili ma anche dannose.