Infuria la polemica, il dibattito si infiamma e ci chiediamo se, quando accadono simili episodi, siamo solo vittime di luoghi comuni, o se effettivamente gli zoccoli e le care “cucchiarelle” materne non costituissero le colonne portanti di un corretto agire genitoriale
Non si è ancora spento l’eco legato alla diffusione del video in cui un adolescente di Lucca fa il guappo con un professore, giocando a fare il duro e intimandogli violentemente di mettergli una sufficienza. Il paese si interroga, scandalizzato, sulla deriva dei tempi moderni, sui sistemi educativi inefficaci e sul potere salvifico di quattro antichi schiaffi alla meglio gioventù nostrana. In pochi attimi, dopo la diffusione del video che ha visto protagonista il bullo lucchese, orde di padri e madri, afflitti da complessi di colpa, sono corsi a interrogare i loro guru, gli smartphone e i siti pieni di figure, per esser certi della loro capacità di indirizzare per bene i pargoli che tanto li fanno penare.
Il clima non consente deviazioni, il mantra è invasivo, più di un blob, viscoso e nerastro. Di fronte alle immagini, tutti sospirano che una volta eravamo persone migliori. Infuria la polemica, il dibattito si infiamma e ci chiediamo se, quando accadono simili episodi, siamo solo vittime di luoghi comuni, o se effettivamente gli zoccoli e le care “cucchiarelle” materne, di legno mai abbastanza resistente per i nostri culetti indisciplinati, non costituissero le colonne portanti di un corretto agire genitoriale.
E’ una battaglia senza esclusione di colpi, tra cultori dell’infanzia, pura e mistica, pronti a gettare in galera per decenni un improvvido papà, denunciato dalla psicopolizia domestica a causa di un manrovescio all’angioletto di turno, e guerrieri della mazziata pedagogica. Un agone in cui le nonne invocano inevitabilmente il manico della scopa, ricordando gli eccelsi risultati delle cinghiate dei nonni, e gli intellettuali ammoniscono sull’uso della violenza, prospettando traumi, insicurezze, blocchi mentali generati nel fanciullo educato all’antica, che nemmeno migliaia di euro di psicanalista potrebbero più riuscire a rimuovere, una volta raggiunta la maturità. E’ l’eterno conflitto, il ritorno alla mitologia della disciplina, che rivendica il suo palcoscenico, non sazio di essere stato già narrato in innumerevoli match tra minigonne, grammofoni, presepi eduardiani, ormai fuori moda, e questi giovani moderni, che proprio non ne vogliono sapere di fare i bravi.
Ma è davvero così? E’ vero che ai bei tempi queste cose non accadevano? E il Franti di De Amicis allora? Non era un bullo contemporaneo ante litteram? Abbiamo forse dimenticato la conturbante Gloria Guida, che ne “la liceale”, adesca il suo insegnante per reagire a un brutto voto con un ricatto, fingendosi molestata? All’epoca, nel 1975, non destavano alcuno scandalo i padri distanti, impegnati con amanti e doppie vite, né le madri svogliate, alla ricerca della felicità. Non eravamo già pieni di figli sbandati, cresciuti male, anche prima dei perniciosi giorni che viviamo?
Un grande Henry Fonda, in una battuta cinematografica d’effetto, ribatte al giovane Nessuno, un Terence Hill sfrontato e irriverente, che i bei tempi in realtà non ci sono mai stati, che i vecchi non sono poi tanto diversi dai giovani. Probabilmente è così, forse ci piace dimenticarci della malizia di Alessandro Momo verso la seducente Laura Antonelli, o vogliamo fingere che il grande Alvaro Vitali, nei suoi dispetti da Pierino, non parlasse di cose realmente accadute. Così ci nutriamo di falsi scandali e nuove tendenze, abbiamo bisogno che i santoni dell’etere e del web ci prescrivano ricette fresche, fatte scivolare direttamente giù dai loro altari di cartapesta. E’ un calderone in cui tutto gira vorticosamente, rimescolato dalla frenesia delle immagini, un overdose di like, condivisioni, tifoserie e luminari via internet, in cui ognuno dice la sua e tutti vogliono avere ragione. Da che parte stare? E chi può dirlo? Magari potremmo rifugiarci nell’antico adagio che recita: mazz' e panella fann e figl' bell... panella senza mazz' fann' e figl' pazz', ovvero bastone e pagnotta rendono i figli belli... pagnotta senza bastone rende i figli pazzi. Potremmo accontentarci di un pizzico di buon senso, ma rassegniamoci alla polemica, perché la ricetta perfetta, in questi casi, va detto con onestà, probabilmente non esiste.