La situazione dei detenuti e dei lavoratori della struttura penitenziaria di Taranto è davvero grave: l’allarme di Cosimo Sardelli, segretario del sindacato Fp Cgil: "Siamo al collasso"
Lo scorso 31 maggio la Polizia penitenziaria di Taranto ha protestato contro la drammatica situazione in cui versa il carcere ionico. Per avere maggiori chiarimenti sulla vicenda abbiamo intervistato il segretario del sindacato Fp Cgil di Taranto, Cosimo Sardelli.
Quali sono stati i motivi della protesta?
“Basta riportare dei numeri per comprendere la gravità del problema. Il carcere tarantino può contenere 315 detenuti, mentre ne sono presenti attualmente ben 554 e al lavoro ci sono soltanto 277 agenti. A volte un solo agente deve coprire più postazioni di servizio e dunque la situazione è al limite del collasso. Il contratto lavorativo prevede inoltre turni ordinari di non più di sei ore, mentre gli operatori lavorano otto ore, quindi due ore in più del dovuto senza tener conto degli straordinari. Proprio gli straordinari rappresentano un’altra problematica, visto che fino a un massimo di 41 ore si è retribuiti invece gli agenti effettuano uno straordinario anche di 80-100 ore complessive. Tutti sono a conoscenza di questi drammatici problemi, ma interventi concreti non ce ne sono. In tutta Italia abbiamo problematiche simili e sono in aumento casi di suicidio, tentativi di suicidio, atti di autolesionismo sia da parte dei detenuti che da parte del personale. Gli agenti subiscono danni psicofisici e non riescono a garantire la dovuta sicurezza. Visto che aumenti del personale non sono al momento previsti, occorrerebbe quantomeno diminuire il numero di detenuti. Ricordiamo che la pena detentiva ha una funzione rieducativa, ma sono pochissimi anche gli educatori che devono offrire questo servizio e dunque c’è davvero quasi assenza di rieducazione. Ribadisco che la situazione è preoccupante, le istituzioni preposte giocano allo scaricabarile e dobbiamo affidarci al destino e al buon comportamento dei carcerati per evitare gravi conseguenze”.
Sono in programma altri scioperi o mobilitazioni anche nazionali?
“A livello nazionale è partita la campagna 'Dentro a metà' perché come ho detto prima si tratta di un problema generalizzato, Taranto è solo uno dei tanti casi. Noi di Fp Cgil portiamo avanti questa battaglia perché non si può più andare avanti così. Inoltre, nell’istituto penitenziario tarantino entrano mezzi e lavoratori che devono occuparsi di determinati compiti e hanno il diritto di essere maggiormente tutelati per evitare rischi per la loro incolumità. Poi l’età media degli agenti aumenterà col tempo e quindi dovranno ricorrere di più all’utilizzo di ferie e dovranno assentarsi a causa di malattie. Al momento non c’è nemmeno il piano ferie estivo, quindi il personale non può ad esempio organizzare una vacanza con la famiglia. Abbiamo deciso di protestare il 31 maggio, giorno della festa della Polizia penitenziaria, per far capire che non c’era niente da festeggiare”.
Con l’avvento del nuovo governo, vi attendente provvedimenti più decisivi?
“Non conosciamo ancora l’orientamento del nuovo ministro, ma chiediamo ovviamente interventi per riportare il carcere ad una condizione dignitosa. Aggiungo infine un’altra cosa: bisognerebbe concentrarsi anche con più efficacia sui detenuti stranieri per evitare il rischio radicalizzazione. Ma se c’è difficoltà già a garantire il minimo indispensabile, figuriamoci se ci si può concentrare su questi aspetti”.