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La prospettiva Salvini

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

21
GIU
2018

Fino a qualche giorno fa eravamo tutti costituzionalisti e politologi mentre oggi ci riscopriamo esperti in diritto della navigazione e ONG. Comunque, tutti d'accordo: piaccia o no, il ministro leghista ha colmato un vuoto

Effetti collaterali della mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di Russia ma tant’è, ormai a piazzetta italietta e sulla cartastraccia stampata tutti parlano della vicenda Aquarius.
Noi più modestamente (e per pudore) eviteremo di addentrarci in tecnicismi riguardanti l’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite, la Convenzione di Amburgo, l’articolo 83 del Codice della Navigazione, il venir meno degli obblighi derivanti da Triton e l’operazione Themis. E non faremo nemmeno complesse dissertazioni di geopolitica atte ad analizzare i flussi migratori convinti come siamo che le cose evidenti – l’esodo biblico, lo sbarco frequente sulle coste italiane, il ruolo delle ONG e la pressione sulle strade – siano fatti concreti da cui partire indipendentemente dalle recondite motivazioni.
E non confuteremo nemmeno le tabelle che i vari scrittori sotto scorta di stanza in America diffondono ad arte perché non ne vale la pena: trattasi di disinformatia in pieno stile sovietico, frullati numerici mixati ad arte per dimostrare una tesi precostituita.
In queste tabelle si confondono a bella posta i rifugiati con i clandestini, i regolari con gli irregolari, i 133 milioni annui di fondi europei per gli immigrati con i 5 miliardi che noi spendiamo per provvedere alle esigenze degli ospiti (queste ultime risorse vanno fuori dal rapporto deficit/pil ma sono pur sempre debiti, mica bruscolini).
Da ultimo non ci accoderemo nemmeno ai ragionamenti alla buona della signora Maria perché il problema non è quello di chiedersi se dei naufraghi vadano salvati dalle onde (grazie al piffero). Il problema è tutto quello che succede prima e dopo il viaggio in barcone.
 Molto più interessante quindi – a nostro avviso -  analizzare temi meno alti e nobili occupandoci dei contraccolpi derivanti dal cambio di passo italiano in tema di immigrazione, il cosiddetto metodo Salvini.
Più in particolare, la domanda delle domande secondo noi è la seguente: perché gli italiani hanno dimostrato di gradire a larga maggioranza l’operato del Ministro Salvini?
La risposta è semplice ma non scontata e risiede tutta in una parolina magica: prospettiva.
Salvini ha offerto una prospettiva al popolo italiano il quale ormai si era rassegnato a convivere con gli sbarchi perché tutti i ministri succedutisi nel tempo avevano fatto spallucce dicendo che si trattava di un effetto fisiologico.
A questo “effetto collaterale” ci si poteva accostare solo con comprensione e accoglienza senza mai nemmeno pensare per un attimo che i gentili ospiti potessero essere troppi, potessero pesare troppo sulla spesa pubblica o potessero essere un problema di ordine pubblico.
In caso contrario scoppiava la reprimenda al grido di “fasista, rassista, gnurant, noi siamo stati emigranti, ci sono le donne e i bambini su quelle barche, adotta un disperato” e salsamenteria varia.
Che piaccia o no, che si sia d’accordo o meno, Salvini ha colmato un vuoto, ha fornito una soluzione con la quale ognuno dovrà misurarsi per capire se sia aderente alla propria sensibilità ma è pur sempre un punto di inizio concreto dopo anni di chiacchiere ideologiche di scarsa qualità.
Sul piano internazionale, Salvini ha costretto le principali cancellerie europee (e la stessa UE) a misurarsi con l’Italia facendo emergere una serie di contraddizioni: quei respingimenti che sembravano inibiti alla sola Italia sono adesso possibili; quei partner europei che cianciavano vacuamente e bonariamente di immigrazione  lo facevano perché tanto c’era l’Italia,  il campo profughi d’Europa; il silenzio inerme delle istituzioni sovranazionali di fronte alla presa di posizione italiana ha dimostrato quanto imbelle, lenta e poco presente sia Bruxelles; l’accoglienza ipocrita degli spagnoli (quelli che fino a ieri sparavano contro i migranti) è durata un giorno: hanno già annunciato che espelleranno i migranti economici; l’attivismo di Salvini, il quale ha organizzato un fronte anti establishment che va da Seehofer (il ministro tedesco che potrebbe far cadere la Merkel da un momento all’altro) passando per l’Austria e per l’Ungheria, ha reso l’Italia mai così centrale sullo scacchiere europeo; l’aria indispettita e poco collaborativa del buonismo prog europeo, dimostra quanto sia facile fare i mondialisti solo a parole. Una serie di contraddizioni enormi a nostro parere.
Potrebbe anche essere poco ma dall’altra parte quali soluzioni sono state proposte in questi anni? Negli anni è stato proposto uno sbraco totale sull’accoglienza (chi non vuole prenderli tutti è disumano), un modello di integrazione secondo il quale è l’ospitante che si integra con l’ospitato mutuandone (o tollerandone) usi e costumi anche se talvolta poco urbani, una omertà fastidiosa sul ruolo delle ONG, una dissimulazione scientifica ed aggressiva rispetto ai grossi problemi di convivenza con i migranti che andavano sottaciuti, un europeismo italiano imperniato su una mortificante subalternità.  
Chiaro che di fronte a un Rinaldo Melucci che scrive letterine ipocrite finalizzate ad accogliere nave Aquarius a Taranto (sapendo di non poterlo fare), Centinaio è un gigante.
Chiaro che di fronte ai pochi ma rumorosi che organizzano la festa dell’integrazione a Piazza Garibaldi facendosi la ballatina con la canzuncella esotica (così pensano di aver fatto controcultura e cambiato il mondo), sembra uno statista pure Borghezio se dice una cosa vagamente meno eterea e banale rispetto a un ragionamento da progressista di Capalbio.
A proposito, i sessantottini di Capalbio la scorsa estate gli immigrati non li hanno mica voluti. Avrebbero rovinato il panorama all’ora dell’aperitivo. Ma questa è un’altra storia.



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