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CRONACHE DI UN CONNESSO VIAGGIATORE/GUARDA, PAPÀ… GUARDA!

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

20
NOV
2018

I maschi ci guardano dai muri di città, cantava la mitica Gianna nazionale. Un messaggio di forte impatto, quello del maschio che si fa oggetto di desiderio, immortalato nelle pubblicità dei boxer, fisico scolpito, sguardo ammiccante, sfida incarnata alla scomparsa dell’estro odoroso, che tante risse provocherebbe nel genere umano, se la natura non avesse deciso di rendere la nostra specie più stabile e frustrata. Siamo però nel regno dell’eccezione, perché la regola è un’altra: femmine. Femmine giganti, ammiccanti, ossessionanti, che campeggiano nei megacartelloni stradali, provocando l’istintiva reazione della libido del maschio latino. Lo aveva già mostrato Federico Fellini, raccontando, con la sua vena di surrealismo, le nevrosi instillate da una burrosa Anita Ekberg nella mente bigotta del povero Peppino De Filippo.
Quella perversa e malata voglia di corpo, mascherata dalla repressione, viene ormai solleticata giornalmente dalle campagne che spopolano negli spazi fronte strada delle nostre città. Meravigliose e perfette fanciulle, sapientemente fotoscioppate,  mostrano glutei da urlo, che ripudiano ogni traccia di cellulite. Il messaggio sotteso a tanta provocante perfezione è uno solo: l’oggetto dell’immagine viene presentato nella sua ambigua disponibilità. Persino se si deve parlare di cappelli di lana, un indumento che certo facciamo fatica ad indossare prima dell’amplesso, possiamo star certi che qualche creativo dal dubbio gusto svesta una dama dalla carnagione d’ebano, facendola coprire solo dell’elegante copricapo.
E’ così: stai guidando, ti appresti alla conversione ad “U”, il traffico e la proverbiale irruenza dell’automobilista partenopeo ti impongono massima concentrazione, pena il finire spiaccicato contro il marciapiede, quando ti si para davanti una coscia lunga due metri, che sorregge un corpo da favola, culminante nel seno più proporzionato mai visto. Incidenti come se piovesse, e risarcimenti da affidare agli avvocati. La mercificazione del corpo della donna è ormai una costante, che fa a pugni con il messaggio paritario che ci si vorrebbe prospettare negli ambienti del buonismo ortodosso. Il “guardonismo” nostrano, che sfida un francesismo invero fastidioso, si arricchisce di nuove fantasticherie, mentre facciamo sempre più fatica a parlare ai nostri figli di quello che viene troppe volte sfidato e tradito, relegando la vulgata ufficiale a una storia a cui non crede più nessuno.
Passerà mai questa moda? Riusciremo a codificare dei luoghi in cui confinare il fascino del proibito e dell’intimo, o siamo destinati a smembrare forme e desideri, mostrandoli con sempre maggiore ed anatomica accuratezza? Difficile, davvero difficile immaginare l’evoluzione della vicenda, anche perché gli spogliarelli dell’8 marzo arrancano, di fronte alle inquadrature ginecologiche delle trasmissioni televisive di maggior successo.
Nell’anno che ha visto per la prima volta le “ombrelline”, ovvero le stupende ragazze che si posizionavano in griglia, accanto ai piloti e alle loro automobili, sparire dalla Formula 1, non possiamo negare che il rapporto tra maschi e femmine veda nella brutalizzazione dei messaggi più diffusi un elemento di triviale ed inaccettabile volgarità. Intanto i bambini osservano, chiedono, si domandano e noi dobbiamo inventarci un mondo, per dare risposte credibili a fotografie incredibili.



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