Tra il VI ed il V secolo a.c., nel cuore del Peloponneso, adagiata tra i contrafforti del Taigeto e le calme acque dell’Eurota risplendeva la potenza di Sparta, la micenaica Lacedemone tanto cara a Menelao. A differenza della colta e aristocratica Atene, la città stato di Sparta non ci ha lasciato monumenti eccelsi, né opere letterarie immortali, né mai ha prodotto movimenti filosofici fari di civiltà, e questo perché la più grande ambizione dei Lacedoni era di costruire Uomini. Ci sono riusciti se è vero che oggi ricordiamo i nomi di autentici monumenti di eroismo, di etica e di rigore morale come Leonida, Agide Agesilao, Brasida, Lisandro riconosciuti a pieno titolo come patrimonio dell’Umanità. Per selezionare uomini di tal fatta avevano escogitato un metodo conosciuto come eugenetica: i bambini nati deformi o troppo gracili venivano abbandonati nei boschi del monte Taigeto dove soccombevano per la fame, per il freddo e per la voracità dei lupi. Una crudeltà per i nostri canoni, ma una necessità ineluttabile per loro.
Ho il fondato sospetto che il nostro benemerito Governo Tecnico, al fine di risolvere il drammatico problema della recessione, della cronica piaga della disoccupazione e dell’insostenibile costo della previdenza, della sanità e della pubblica amministrazione, stia pensando di rivisitare in chiave moderna la soppressione dei più deboli adottata a suo tempo dagli spartani. Certo saranno utilizzati metodi meno cruenti, più consoni al nostro livello di civiltà, come l’innalzamento ad libitum dell’età pensionabile, la contrazione dell’assegno pensionistico (come è già accaduto con il passaggio al sistema contributivo), l’inasprimento del prelievo fiscale per le piccole e medie imprese in difficoltà e per le fasce più deboli dei lavoratori (vedi l’odioso aumento dell’IVA al 21% che ad ottobre toccherà il 23% e l’introduzione dell’IMU). Siccome questi provvedimenti, così come sta già accadendo, portano all’aumento del gesto estremo della disperazione, il suicidio, suggerirei al Parlamento di legiferare in merito alla legalizzazione dell’eutanasia. Con la dolce morte almeno si risparmierebbero indicibili sofferenze fisiche alle povere vittime. Cari signori dell’esecutivo, e provare un po’ di vergogna?