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L´ANFITEATRO ROMANO/ «Tarantini, riportiamolo alla luce»

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

9
OTT
2015
Il Soprintendente alle Antichità Archeologiche della Puglia, Luigi La Rocca, ha confermato, dopo recenti approfondimenti, la possibilità di recuperare l’anfiteatro sotto l’ex Mercato Coperto a patto che il Comune di Taranto sia d’accordo e si impegni ad ottenere i fondi dal Governo
 
 
Non c’è che dire: nella vita si nasce e si vive da fortunati o da sfortunati, non esiste una terza via intermedia.
Si è fortunati se si nasce in una città che offre opportunità lavorative ma anche di crescita culturale, ma si è sfortunati anche quando la città ha queste potenzialità e non le sa mettere in atto.
Prendiamo, ad esempio, i tarantini e i leccesi. I primi sono fortunati perché dispongono di un immenso patrimonio archeologico che tutto il mondo culturale ci invidia, ma sono sfortunati perché chi di competenza non fa di questo tesoro una leva per alimentare cultura e fornire posti di lavoro.
Anche i leccesi sono fortunati, ma le loro “fortune architettoniche” se le sanno giocare bene. La capitale del Salento è nota, per antonomasia, come la città del barocco, ma è anche nota per il suo anfiteatro romano.
Ecco, Taranto ha un anfiteatro che è il doppio rispetto a quello leccese, ma lo tiene sotterrato e non fruibile, per cui è come se non lo avesse. Lecce, che soltanto all’inizio del XX secolo scoprì pochi ruderi di quello che era stato il grande anfiteatro romano, colse la palla al balzo e non riflettè più di tanto nell’abbattere i palazzi  circostanti per portare alla luce il tesoro architettonico. Tutto ciò, però, non è bastato ai leccesi visto che dal 18 settembre scorso hanno a disposizione, unitamente ai turisti, un servizio straordinario; infatti potranno ammirare da vicino il teatro romano o l’ipogeo Palmieri, tutti ricostruiti in 3D, nel’ambito di un progetto che ha fatto sì che la tecnologia anche a Lecce si mettesse a servizio della cultura.
Così basterà inforcare un paio di particolari occhiali e ritrovarsi nell’anfiteatro, ma non in quello attuale, visibile e visitabile solo in parte, ma nell’anfiteatro così com’era nella Lecce di età augustea.
Sempre i leccesi stanno per offrire altra grande opportunità ai residenti e ai turisti. Era noto da tempo che sotto all’ex Palazzo dei Celestini, vicino alla Basilica di Santa Croce, scorresse un fiume sotterraneo. Ebbene, l’Amministrazione Provinciale ha aperto un varco consentendo una prima visita guidata al sito ma non si fermerà qui perché da subito metterà in cantiere una serie di misure di sicurezza per mettere tutti nelle possibilità di godere anche di questo bene non culturale ma naturale.
Nei giorni scorsi a Taranto si è celebrata la 55° edizione del  Convegno di Studi sulla Magna Grecia nel corso del quale il Soprintendente alle Antichità Archeologiche della Puglia, Luigi La Rocca, ha confermato, dopo recenti approfondimenti, la possibilità di recuperare l’anfiteatro tarantino sotto l’ex Mercato Coperto a patto che il Comune di Taranto sia d’accordo e si impegni ad ottenere i fondi dal Governo.
Si è riaccesa così una speranza di poter vedere realizzato un sogno che i tarantini inseguono fin dal 1881 quando il primo archeologo della città bimare, Luigi Viola, durante gli scavi nel sito trovò 17 muraglie. In seguito sono stati fatti altri saggi a cavallo tra il 1961 e il 1963 nel corso dei quali sono stati  messi in luce ulteriori parti della struttura che ha un’asse minore della rete di circa 50 metri, per cui la lunghezza complessiva dell’asse del monumento è di circa 100 metri.
Nel 2005 si è potuta esplorare la parte più bassa dell’anfiteatro e ciò ha consentito di pensare che la struttura dovesse essere imponente e molto frequentata. La tecnica muraria rimanda ad un periodo che va tra l’età augustea e i primi decenni del I sec. d.C. e ricorda, per similitudine, gli anfiteatri pugliesi di Lucera e di Lecce.
Nel corso dell’Amministrazione Comunale capeggiata da Giancarlo Cito si parlò di un progetto mirante a mettere in luce l’importante struttura ma non se ne fece niente. Di questo autentico gioiello architettonico esistente in Taranto in epoca romana parlano molti storici tarantini che fanno, a loro volta, riferimento agli scrittori antichi tra i quali Appiano, Floro, Dione Cassio, Polibio e Livio.
Notizie particolareggiate ci vengono fornite da Cataldantonio Atenisio Carducci nelle “Delizie tarentine” di Tommaso Nicolò D’Aquino. Si apprende così che l’anfiteatro si trovava a sinistra del tempio dedicato ad Ercole e che questo tempio era stato scoperto nel 1736. Si vide, così, che nell’ex Ospedale “SS. Annunziata” si trovavano delle grotte che certamente servirono come posto dove rifugiare le belve durante i combattimenti. Fu trovata, anche, la scala di accesso all’arena dello stesso anfiteatro dove si svolgevano spettacoli circensi e giochi scenici.
Insomma un anfiteatro che declina tutta la storia di Taranto, anche quella che vuole che nel 281 a.C. i tarantini festeggiavano all’interno dell’anfiteatro il dio Dioniso e dall’alto dello stesso videro arrivare di sorpresa dieci triremi romani e così respinsero l’attacco dei nemici.
Taranto sogna da tempo la realizzazione di questo progetto che non è fine a se stesso ma si inquadra in un habitat archeologico di grandissima importanza come diremo in uno dei prossimi servizi alla scoperta dei beni archeologici nascosti del Borgo umbertino.
Sappiamo che l’impresa non è delle più semplici ma, nel frattempo, potremo fare come i leccesi: ricostruire in 3D quello che fu il grande anfiteatro tarantino accontentandoci temporaneamente di poter almeno accedere a quei pochi varchi disseminati in qualcuno dei palazzi del quadrilatero da dove è possibile spiare “lacerti” (parti) del grande anfiteatro ionico, ieri vanto dei romani, oggi, o nell’immediato futuro, speriamo, di chi ama la cultura e per essa le belle testimonianze architettoniche di un tempo.
 


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