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Benvenuto Achille

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

13
NOV
2015
Perché è importante essere in ordine per l’appuntamento con un ometto speciale
 
Cari lettori, il pezzo che avreste dovuto leggere questa settimana era un altro. Lo avevo scritto come sempre di lunedì, lasciando riposare le parole tra il pomeriggio e la sera, per poi ‘limarlo’ il mattino dopo prima di spedirlo alla redazione di Extra. Quando lunedì sera sono uscita per incontrare un amico, ancora non sapevo che passata la mezzanotte sarebbe iniziata una di quelle notti che nella vita non si dimenticano. Una notte di quelle che sai cambieranno il corso delle cose, le notti in cui l’amore irrompe nella tua vita, le notti di vana attesa e di ritorni inaspettati, le notti di decisioni sofferte, meditate nel buio della stanza o passeggiando per le strade silenziose di una città dove echeggia solo il rumore dei tuoi passi e dei tuoi pensieri. La notte di martedì il mio bambino ha deciso che era arrivato il momento di nascere, senza curarsi delle previsioni e delle date. Ha scelto il giorno in cui esattamente 100 anni fa nasceva mio nonno Luigi, uno dei primi ‘uomini della mia vita’. Ci penso e lo ricordo in canottiera bianca che mi mostrava i muscoli delle sue braccia tatuate durante la guerra e mi diceva “Li vedi? Il primo che ti farà piangere, soffrire o che non avrà rispetto di te dovrà vedersela con questi!”. Ah, nonno caro… tu eri già andato via e ho dovuto difendermi da sola, sono stata abbastanza brava ma con uno in particolare neanche Nino Benvenuti sarebbe stato abbastanza. Da sola ho imparato quel che forse tu già sapevi: l’amore è anche dolore. Come quello che ho sentito montare, poco a poco, con lo scorrere della notte. È stato con quel salire lento e ritmico di un dolore sconosciuto che ho iniziato a capire che niente sarebbe stato più come prima. Arriva come un’onda, lo senti crescere da lontano e poi si fa incredibilmente intenso, e tu lì puoi solo decidere se avere paura e nuotare controcorrente o prendere tutto il coraggio di cui sei capace e cavalcarlo. Prima che arrivasse l’alba mi sono vestita con cura, pettinata il mio epico ciuffo e data un po’ di colore sulle guance e coperto le occhiaie – in fondo sono sempre io e sto pur sempre andando a un appuntamento con un uomo, per quanto piccolo e indifeso  – e ho chiuso la porta di casa per andare all’ospedale. Un ultimo sguardo allo specchio per salutare una Marta che sapevo al mio ritorno non più avrei trovato. Benvenuto Achille, perdere me stessa innamorandomi di te non è mai stato così bello.  
 


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