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SPECIALE CARNEVALE - Putignano. Cartapesta per scelta e per tradizione

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

22
FEB
2019
Il carnevale di Putignano è uno dei più antichi d’Europa, ed affonda le sue radici nel Medio Evo. Si ritiene che esso sia nato nel 1394, anno in cui i Cavalieri di Malta, che all’epoca controllavano il territorio, decisero di spostare le reliquie di Santo Stefano Martire da Monopoli a Putignano che, trovandosi nell’entroterra, rappresentava un luogo più sicuro rispetto alle incursioni saracene. La tradizione vuole che all’arrivo dei cavalieri con le reliquie del santo, i contadini abbiano lasciato i campi per seguire il corteo, ballando e recitando satire e scherzi in dialetto con il viso imbrattato di farina. Nascevano così le “Propaggini”, manifestazione che dà inizio al carnevale di Putignano. 
Il carnevale di Putignano è molto lungo: inizia con la cerimonia dello “Scambio del cero” il 26 dicembre e termina il martedì grasso dell'anno successivo. La cerimonia d'inizio prevede che la gente porti in chiesa un cero per chiedere anticipatamente perdono dei peccati che commetterà durante il carnevale. Segue, la sera dello stesso giorno, la festa delle Propaggini. Si tratta di una recita satirica di versetti in rima nel dialetto locale che ricordano gli eventi salienti dell’anno ed i pettegolezzi riguardo i personaggi più in vista del luogo. La recita è ancora eseguita da attori che vestono abiti contadini e che recano tra le mani gli arnesi da lavoro.
Durante il periodo compreso tra le Propaggini e l'ultimo Corso Mascherato, il carnevale si snoda attraverso i festeggiamenti dei vari “Giovedì”. Il loro numero è soggetto a variazione per effetto della data in cui cade la Pasqua, ed in genere non sono mai più di sette. I festeggiamenti del Giovedì hanno inizio il 17 gennaio con la festa di Santo Antonio Abate e sono dedicati “burlescamente” ognuno ad una diversa categoria: i monsignori, i preti, le monache, i vedovi, i pazzi, le donne sposate e i cornuti.
Tra le antiche tradizioni riprese dal Carnevale di Putignano c’è anche la medievale “Festa dell’Orso”, animale molto presente nell’Appennino prima di diventare oggetto di caccia indiscriminata. L’Orso veniva ammaestrato e portato nelle fiere. Si celebra nel giorno della Candelora e l’animale è sostituito da un uomo travestito che viene portato in giro per il paese facendo e ricevendo scherzi di ogni genere.
Il “Martedì Grasso”, subito dopo la sfilata in notturna dei carri illuminati, che tradizionalmente inizia alle 18:00, si dà inizio al solenne corteo funebre del carnevale: la processione attraversa le vie cittadine, seguita dalla moglie di carnevale che, piangendo, decanta le virtù del marito morto accompagnata dal coro straziante delle prefiche e dalle dissacranti litanie di tanti altri partecipanti.
Anticamente, la sera del Martedì Grasso, un’ora prima della mezzanotte, il campanone della Chiesa Madre cominciava a scandire lentamente 365 rintocchi (uno per ogni giorno dell'anno) per ricordare ai putignanesi che il tempo delle feste e degli eccessi era finito e stava per cominciare quello della penitenza. Oggi sotto il sagrato della Chiesa Madre viene posta una campana in cartapesta e grazie ad un sistema di amplificazione si possono ascoltare i 365 rintocchi al ritmo di musica e gustare un piatto di maccheroni cucinati e offerti nello stesso luogo. 
 

La maschera di Farinella

 
Emblema e logo del carnevale di Putignano è la maschera di Farinella, creata nel dopoguerra. Il nome deriva dall'omonimo cibo povero contadino, la farinella, uno sfarinato di ceci ed orzo che veniva mescolato a frutta, verdura, legumi e salse per rendere più consistenti questi alimenti. Farinella è un giullare: il suo abito è multicolore ed indossa un cappello a due punte con sonagli. 
 

Le sfilate dei carri allegorici 

 
È solo con l'epoca fascista che il carnevale contadino si trasforma in un più raffinato carnevale borghese e cittadino: nasce così la sfilata di carri allegorici in parata, un modello comunicativo caro alla cultura fascista. A far da base a questa trasformazione della tradizione, la maestranza artigianale del paese mette le sue competenze di falegnameria a disposizione del ludico spasso carnascialesco. Si narra che il primo carro fosse stato realizzato utilizzando come “anima” la rete di un pollaio. 
Tre domeniche prima del mercoledì delle ceneri si allestisce la prima delle quattro sfilate di carri allegorici in cartapesta, rappresentanti il mondo della politica, della cultura o della società. Il fascino dei carri allegorici e delle tipiche maschere del Carnevale di Putignano si basa sull'originalità, la raffinatezza, la delicatezza delle rifiniture della cartapesta ricca di caratteristiche particolari, realizzata con un procedimento che la “scuola putignanese” ha forgiato nel tempo ed ha custodito gelosamente tramandandone la tecnica da generazioni. La lavorazione della cartapesta, è uno dei passaggi finali indispensabili nel lungo e variegato processo creativo. Il procedimento della lavorazione è un prodigio artistico e tradizionale, che si realizza modellando e plasmando con arte gli strati di carta dei quotidiani ammorbidita dall'usuale colla di farina. Grazie alla leggerezza dei materiali sono stati creati carri di dimensioni maggiori e con movimenti effettuati attraverso leve mosse da uomini.
Più tardi, negli anni ottanta, si è ricorso a movimenti elettromeccanici che hanno reso quasi autonomo e più spettacolare il movimento. Negli ultimi anni, l'innovazione tecnologica ha permesso il passaggio a movimenti elettronici, attraverso il ricorso a computer che guidano l'alternarsi dei movimenti. 
Oggi i carri allegorici raggiungono i sedici metri di altezza e sono vanto di tutta la Puglia.  
 

La tecnica

 
Il lavoro della costruzione dei carri allegorici comincia circa quattro mesi prima delle sfilate del Carnevale di Putignano. 
Durante tutto l’anno il maestro cartapestaio pensa al soggetto del carro allegorico e lo affina nella sua mente o sulla carta con schizzi che poi prenderanno forma nel progetto finale. 
Nel mese di settembre la Fondazione del Carnevale di Putignano emana un bando di concorso per la partecipazione alla costruzione dei carri allegorici. Al bando si partecipa compilando una domanda cui si allega il progetto e il disegno preparatorio dell'opera che si intende realizzare. Successivamente alla scadenza del bando, i membri della Fondazione del Carnevale di Putignano esaminano i bozzetti pervenuti ed affidano i lavori ai maestri selezionati. 
I carri allegorici sono costruiti in spazi comunali situati in una piccola area periferica della città. Gli spazi a disposizione sono solo sette e quindi sette sono le domande accoglibili. Una volta superata la selezione possono cominciare i lavori. 
Le squadre di lavoro che costruiscono i carri sono formate da circa una decina di persone e sono regolate dalla forma giuridica associativa. A capo dei lavori c'è il maestro cartapestaio che idea il lavoro e poi ne dirige tutta la costruzione. 
Al fine di salvaguardare l’antica tecnica della cartapesta il regolamento  prevede  l'utilizzo esclusivo di questo materiale per la realizzazione delle opere. 
La costruzione è molto articolata e prevede l'utilizzo di diverse tecniche costruttive. 

Tecnica della carta a calco

Viene realizzato un disegno preparatorio del pezzo da realizzare. Nel caso in cui il pezzo è molto grande lo si riporta su carta millimetrata in modo da poterlo ingrandire in proporzione. (IMMAGINE 3) (IMMAGINE 4)
Il pezzo disegnato deve essere realizzato in argilla. I piccoli pezzi, i bassorilievi o gli altorilievi non hanno bisogno di un telaio interno. Per tutti gli altri pezzi invece deve essere costruito prima uno scheletro metallico per evitare di utilizzare una quantità elevata di argilla ma anche per poter reggere l’intera struttura nel caso di un tuttotondo; lo scheletro sarà ancorato ad un palo fissato ad una base solida o impilato in un buco fatto nel pavimento. 
I telai vengono realizzati integralmente in ferro. Il ferro tondo di 5 o 6 millimetri di diametro viene modellato a mano e saldato in maglie che possano permettere l’ancoraggio dell’argilla. Lo scheletro così costruito è saldamente ancorato al palo che regge tutto. Il telaio deve essere quanto più fedele alla scultura che si vuole realizzare sia per limitare l’utilizzo dell’argilla che appesantirebbe eccessivamente l’opera sia per evitare che le parti della scultura sottoposte al peso gravitazionale si distacchino dal telaio. 
Ancorando saldamente l’argilla, il telaio viene completamente ricoperto, dopodiché comincia la fase di scultura. Per questa fase si utilizzano le mani, ma anche stecche lisce e dentate per lisciare le superfici e le mirette per definire i particolari. Terminata la sgrossatura il pezzo viene lisciato con l’aiuto di mani bagnate oppure con pennelli e spugnette. 
Terminata la scultura in argilla bisogna costruire i calchi di gesso. L’operazione necessaria per la costruzione viene chiamata “colata di gesso”. Prima di cominciare, la scultura in argilla deve essere divisa in un numero di parti tale da permettere l’“apertura” del calco al termine dell’operazione. Per questo si tracciano delle linee in cui  affondare dei lamierini che per tutta la colata terranno separate le varie parti del calco che si va a costruire. 
A questo punto può avere inizio la colata. Si utilizza gesso alabastrino mescolato energicamente con acqua. Si ricopre la superficie d’argilla con un primo strato di gesso; nel caso in cui la scultura è verticale il gesso viene lanciato con l’aiuto delle mani. Si procede con un secondo strato cui viene aggiunto del colore liquido per controllare la distribuzione della giusta quantità di gesso sul pezzo. Si ricopre il tutto con dei ritagli di juta imbevuti di gesso. Al fine di conferire maggiore robustezza al calco, si costruisce un ulteriore telaio di ferro che viene ancorato ai primi strati di gesso attraverso sacchi di juta imbevuti anch’essi di gesso. Terminata la colata, la scultura in argilla è interamente coperta dal gesso. A mezz’ora dal termine si può sformare il calco tirando i lamierini che affiorano dal gesso ed esercitando la necessaria pressione per distaccare ogni pezzo del calco dall’argilla. Nella parte interna di ogni pezzo di gesso è perfettamente impresso il negativo della scultura di argilla. 
Successivamente si passa alla fase della cartapesta. 
Avremo bisogno di carta e colla. 
La carta utilizzata consiste in fogli di quotidiano. Essa è una carta di riciclo, di facile reperibilità ed essendo  porosa è quindi ideale per assorbire la colla. 
La colla utilizzata è una colla di amido. La si ottiene utilizzando la farina. Si fa bollire dell’acqua in una pentola mentre in un secondo recipiente si prepara una matrice dalla consistenza semiliquida ottenuta miscelando farina ed acqua. Quando l’acqua arriva ad ebollizione si versa nel recipiente contenente la matrice mescolando energicamente (la farina è in rapporto del 15 per cento rispetto all'acqua). La colla è pronta. 
Prima di cominciare a preparare la carta, il calco di gesso (negativo) viene ricoperto di una sostanza idrorepellente per evitare che i fogli di giornale che si posizioneranno all’interno si incollino alle pareti. Solitamente per questa operazione viene utilizzato olio motore esausto ma può essere utilizzata anche vasellina o cera. 
La forma dovrà, poi, essere riempita di carta.
Su di un tavolo da lavoro si stendono sei fogli di carta, uno sull’altro. Su ciascun foglio viene spalmata la colla con una pennellessa. Si ottiene, così, un foglio di lavoro composto da sei fogli che viene tagliato a strisce. Ogni striscia è premuta sul calco fino a ricoprirne tutta la superficie. 
Una volta coperta tutta la superficie, bisogna ripetere tutto con un altro strato di strisce. Questa volta per poter distinguere i due strati di carta utilizzeremo fogli di quotidiano di colore diverso (ad esempio, fogli di giornale bianco per il primo strato e fogli di colore rosa o giallo per il secondo). Terminato il secondo strato saranno stati quindi pressati nel negativo due strati di strisce tagliate da fogli di lavoro composti da sei fogli ciascuno. Quindi lo spessore minimo del manufatto sarà composto dalla sovrapposizione di almeno dodici fogli. Per le forme più grandi si può procedere con un ulteriore strato di carta che ne aumenta la robustezza. 
Il calco riempito di carta viene messo in una camera di essiccazione ad una temperatura di circa 40 gradi. 
La carta essiccata viene estratta dal calco. Si è così ottenuto di nuovo il positivo della forma, in carta. Prima di estrarre la carta essiccata dal calco all’interno del negativo viene costruito un telaio sul quale verrà aggrappata. Il telaio costituisce l’ossatura del pezzo, utile soprattutto in caso di pioggia. La colla di amido, infatti, essendo idrosolubile e assorbendo acqua, si scioglie. Il telaio permette alla forma di essere ancorata o impilata o potrà essere utilizzato per ancorare le leve per la movimentazione. 
I movimenti del carro sono generati da motori elettromeccanici o da pistoni idraulici o ad aria. Collegati a leve o corde, muovono i vari pupi o parti del carro.
Ogni carro allegorico ha un generatore che serve all’alimentazione dei motori per i movimenti ma anche ad alimentare l’impianto luminoso e musicale. 
Terminate le movimentazioni, i pezzi possono essere assemblati. Le varie parti delle sculture vengono chiuse unendole con carta incollata. Le giunture si chiudono con strisce di cartone imbevute di colla ricoperte da strisce di carta. 
Le sculture di carta vengono rivestite con un ultimo strato di carta da pacco o carta Kraft imbevuta di colla, strappata in piccoli pezzi. 
Questo strato di carta conferisce maggiore impermeabilità ai pezzi ma soprattutto serve ad ottenere superfici con meno imperfezioni.  
Dopo lo strato di carta da pacco si procede alla decorazione. Prima della stesura dei colori, se necessario, il pezzo viene imbiancato affinché i colori non ne risultino alterati. Si utilizzano colori ad acqua stesi sia a pennello che con aerografi. 
Finite le sfumature il pezzo è protetto con vernice trasparente all’acqua, opaca o lucida. 
Non tutte le parti del carro sono costruite con la tecnica della carta a calco. Per le grandi superfici lisce come grandi busti, braccia o gambe, è costruito un telaio di ferro che ripercorre le linee principali della figura. Perpendicolarmente ad esse si continua la costruzione del telaio fissando alle linee guida una serie di fasce parallele di fine compensato larghe 2 cm, oppure tondini flessibili di diametro di 3 cm. Il telaio così ottenuto è ulteriormente infittito da fasce di cartoncino spillate tra le varie maglie e sulle quali si stendono fasce di cartoncino imbevute di colla. La superficie è ricoperta da strisce di fogli di lavoro composti da cinque fogli di quotidiano preparati come precedentemente indicato. Infine anche queste superfici sono rivestite con carta da pacco e pronte per la decorazione.
La cartapesta per i putignanesi è legata per antonomasia alle maschere del carnevale. Rappresenta il modo per passare momenti felici e serate all'insegna della spensieratezza con il gruppo di lavoro. I capannoni del carnevale sono luoghi ancora magici dove dopo il lavoro o la scuola ci si mette alla prova con il piacere di stare insieme.
 

L'autore

 
DENI BIANCO (in foto) è responsabile unico di un'azienda artigiana specializzata nell'allestimento scenografico di eventi, installazioni artistiche, sfilate di moda, eventi teatrali, scenografie cinematografiche, saggi di danza, locali di intrattenimento, decorazioni murali, costruzione di opere in cartapesta, direzione e docenza in corsi di scenografia e cartapesta e realizzazioni artistiche in genere.

 

Tra le sue creazioni la realizzazione della scenografia della festa del sessantesimo compleanno della show girl Madonna; la realizzazione della scenografia del palco  in occasione dell'incontro ecumenico per la pace in Medio oriente nel corso del quale  il santo Padre Papa Francesco ha fatto visita alla città di Bari; realizzazione dei premi in cartapesta per i migliori artisti e operatori del mondo musicale premiati nelle edizioni del Medimex dal 2011 al 2018; realizzazione delle scenografie del tour estivo '709 Tour' di Caparezza; realizzazione di n. 2 chitarre in cartapesta di altezza metri 6 collocate all'aeroporto internazionale di Bari-Palese e alla fiera del Levante Di Bari.
 


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