I leader locali di PD e PdL a confronto sui temi caldi del momento con un occhio al territorio e la valigia pronta per Roma
Consigliere Chiarelli, l’estate è finita, ma l’autunno si prospetta caldo, se non altro dal punto di vista sociale. Lei, avvocato prima che politico, avrà una Sua idea su quello che ci riserveranno i prossimi mesi. Possiamo permetterci almeno il lusso dell’ottimismo?
«Cauto ottimismo, purtroppo. La congiuntura mondiale negativa e gli effetti di questa profonda crisi, insieme ai problemi relativi alla riorganizzazione dell’assetto territoriale di Comuni e Province sono criticità che generano timori e disorientamento».
Ha annunciato che lo farà. Ma anche no. Comunque sta tastando il terreno. Secondo Lei Berlusconi ri-ridiscende in campo?
«È molto probabile».
Che aria si respira alla Regione Puglia?
«Si respira aria di precarietà sino dal primo giorno dell’insediamento di questa legislatura, in tutti i settori amministrativi».
Vendola è ancora indeciso se correre alle primarie di centrosinistra. A Suo giudizio, sarebbe più utile alla Puglia come Governatore o come Presidente del Consiglio?
«Ritengo che Vendola non sia utile né per l’uno ne per l’altro incarico. Gi riuscirebbe meglio il ruolo del poeta».
Veniamo ora più da vicino ai fatti di casa nostra: questione ILVA. Salute o lavoro?
«Salute e lavoro. Un binomio che deve costituire l’obiettivo prioritario».
Qual è la verità secondo Chiarelli sulle sorti dell’Ospedale di Martina?
«Dal 2005 il governo regionale di centro sinistra guidato dal presidente Vendola ha operato un saccheggio continuo ai danni della sanità pugliese. Una politica fatta di promesse non mantenute: dall'esenzione del ticket mai attuata alla razionalizzazione delle liste d'attesa rimaste invece insostenibili se si pensa che per una Tac o una mammografia occorre ancora attendere dai 12 ai 15 mesi. Una politica scriteriata che ha tracciato le direttrici del nuovo piano di riordino i cui effetti estremamente deleteri oggi sono sotto gli occhi di tutti. Proprio le decisioni assunte in fase di riordino hanno gravemente danneggiato il nostro ospedale cittadino, sottoposto a tagli e ad un graduale ma costante processo di ridimensionamento che ha portato ad un progressivo depotenziamento sotto l'aspetto qualitativo e dei servizi offerti all'utenza. Un processo negativo, che ha portato alla definitiva mancata attivazione dell'Utic e alla riduzione del reparto di Oncologia, in cambio dell'irrisorio "contentino" di un minimo aumento di posti letto in Medicina. Ma non basta. Le lobby baresi hanno deciso di realizzare un nuovo presidio ospedaliero, scippando anche l'intitolazione di "Ospedale della Valle d'Itria", nel territorio di Monopoli includendo nell'utenza della nuova struttura anche quella compresa nel bacino del nostro ospedale cittadino. E questo senza tenere minimamente conto del ruolo di assoluta centralità che l'ospedale martinese svolge da sempre nell'attuale assetto delle strutture sanitarie servendo un bacino di oltre 140mila unità e risultando un punto di riferimento anche per le comunità dell'area della Valle d'Itria. Se a questo si aggiunge anche l'eventualità della possibile realizzazione di un nuovo ospedale a Taranto e il conseguente depotenziamento e chiusura dell'ospedale Moscati, ecco che la città resterebbe di fatto isolata dal punto di vista sanitario, soprattutto per le alte specializzazioni e le più gravi emergenze. Uno scenario futuro che non possiamo permettere. Ecco perchè saremo in prima linea per combattere queste scelte scellerate ma occorre l'impegno di tutti. La battaglia contro la chiusura del nosocomio martinese si può vincere solo se noi tutti cittadini, a prescindere dalla colorazione e dall'appartenenza politica, scenderemo in piazza insieme a difesa del nostro ospedale. Io ho già annunciato di voler portare avanti un impegno preciso a favore dell’apertura dell'Utic e mi farò interprete in tutte le sedi istituzionali affinché l'ospedale martinese conservi la sua centralità e la sua importanza ponendo così le basi anche per una crescita qualitativa tale da consentire al nosocomio cittadino di divenire una struttura d'eccellenza. Non ci faranno fare la fine di Mottola, Grottaglie, Massafra e Mandria».
Rimaniamo in argomento. Lei è stato il primo a chiedere e ottenere un incontro con il sindaco Franco Ancona mentre ora, dopo aver organizzato un riuscito dibattito pubblico, chiede che sia lo stesso presidente Vendola a venire a Martina a parlarne. Che cosa risponde a chi l’accusa di mera strumentalizzazione politica?
«Non riesco a capire come una presa di posizione, a mio parere necessaria su una argomento di importanza fondamentale per la città, possa essere giudicata come strumentale. Quando interveniamo su un argomento ci accusano di fare strumentalizzazione politica; al contrario, se non interveniamo ci accusano di inerzia. Invece, con l’avvento del nuovo coordinamento cittadino del partito, stiamo attuando un cambio di passo che ritengo assolutamente necessario per garantire una presenza assidua, attenta e costante nella città e tra i cittadini. Anche il mio invito a Vendola a presenziare al consiglio monotematico che il sindaco Ancona bene ha fatto a convocare, non può essere considerato strumentale. La verità è che l’intervento dell’assessore Attolini sarà solo di facciata. Dovrebbe essere invece Vendola ad assumersi la responsabilità di mantenere quello che ha promesso, ovvero un nuovo ospedale a Martina Franca. Se non lo fa è perché sa di non poterlo fare e continua a farsi scudo con i suoi assessor»i.
Parliamo di riordino delle province. Quanto è concreto il progetto di unione tra i comuni della Valle d’Itria?
«I tempi, purtroppo sono molto risicati. L’idea è comunque condivisibile. Ritengo che vi sia una forte affinità tra Martina e Locorotondo che credo possa avere molti vantaggi a venire con noi sotto un’unica provincia, che mi auguro possa essere quella di Taranto. Mentre Ceglie, Ostuni e Cisternino credo guardino con più attenzione alla provincia di Brindisi così come Alberobello e Noci possano essere più attratte dall’area metropolitana di Bari».
Come giudica i primi passi dell’Amministrazione Ancona?
Obiettivamente è troppo presto per formulare giudizi. Occorre far sì che si realizzino provvedimenti concreti per la città ma già in avvio si registra qualche sbavatura. Aspettiamo ad esprimere giudizi».
Lei si divide fra la professione e la politica. Avvocato, Consigliere regionale, Commissario cittadino del PdL. Qual è, fra i suoi, il ruolo che preferisce?
«Svolgo la professione di avvocato da 30 anni, sono in politica da 7. Il lavoro è lo scopo principale della mia vita e così come gestisco il mio studio legale, con lo stesso impegno, con la stessa determinazione, con la serietà che mi ha sempre contraddistinto, mi auguro di interpretare la politica nella speranza di poter offrire un contributo concreto al mio territorio».
Dopo la debacle delle ultime amministrative martinesi, su cosa – o meglio, su chi – Lei sta puntando per rilanciare il partito?
«Occorre fare ammenda degli errori del passato perché solo così, assumendone piena consapevolezza si possa programmare il futuro. Il nostro coordinamento cittadino del partito è oggi composto da donne, uomini, giovani; gente nuova che vuole adoperarsi con costanza per il bene del territorio garantendo la propria vicinanza ai cittadini».
L’incertezza è il motivo dominante delle prossime politiche. Se il Popolo della Libertà chiedesse a un campione di voti come Lei di essere della partita, cosa risponderebbe?
«Prima occorrerà capire che tipo di evoluzione farà registrare l’iter di riforma delle legge elettorale. Ogni eventuale decisione è subordinata a questo».