Gli egizi la usavano per i imbalsamare, i romani per curare le ferite. Questa pianta pare la soluzione a tanti mali: lo dicono gli antichi, un sacerdote e i recenti studi
Alla ricerca di soluzioni che facciano da alternativa naturale o da supporto alla medicina parliamo di una pianta: l’Aloe il cui nome significa “amaro” dall’ebraico “Allal” o dall’arabo “Alloch”.
Un sacerdote brasiliano, tale Padre Romano Zago (oggi 82enne), che definì straordinarie le proprietà in particolar modo dell’Aloe Arborescents. Zago, durante la sua missione in Terrasanta, scoprì l’Aloe in Israele e la usò come elemento di un composto (già creato molti anni addietro dagli antichi) dalle incredibili proprietà curative che ha cominciato a diffondere fin dal 1995 sperimentando la “ricetta” in modo continuativo per curare (e guarire!) gli ammalati più gravi. La “ricetta” a base di Aloe, grazie alle proprietà sia della pianta stessa sia del miele, è molto utile a tutte quelle persone che vogliono depurare il proprio organismo da tutte le impurità e vogliono rinforzare e rigenerare le cellule e le difese immunitarie ed è priva di effetti collaterali.
Il preparato diffuso dallo stesso Padre Romano Zago prevede l’utilizzo di 350/400gr di Aloe Arborescens (non l’Aloe Vera perchè quella ha una concentrazione di principi attivi fino a 3 volte inferiore), 500gr di miele d’api (biologico di acacia) e di 40-50ml (oppure 6 cucchiai) di grappa (vanno bene anche il cognac e whisky). E’ facile chiedersi il perchè di questi ingredienti. E’ presto detto: la grappa ha la funzione di dilatare i vasi sanguigni aumentando l’assorbimento (in verità, poichè essa “causa” il repentino deterioramento del preparato se non consumato in meno di una ventina di giorni, si potrebbe anche non inserirla nella ricetta bevendone un cucchiaino a ogni assunzione), il miele rende meno amaro il preparato (reso tale proprio dall’Aloe) e grazie alla sua composizione densa e viscosa fa da veicolatore del preparato stesso e quindi da trascinatore di tutte le impurità spingendole all’espulsione.
E’ importante che la pianta sia matura: una lunghezza delle foglie di circa 40cm oppure un’età di 4/5 anni anche se possono andar bene anche piante di 2 anni di età o dalle foglie di 20cm di lunghezza. Inoltre va aquistata in un vivaio e non certo in un ipermercato. Il miele deve essere naturale e di ottima qualità… per intenderci non deve esser nè artificiale nè il millefiori.
Diciamo anche come realizzarlo, è tutto molto semplice e gli ingredienti si possono reperire facilmente al supermercato. Attenzione, ci riferiamo ai singoli ingredienti e non al preparato già pronto che anch’esso può essere acquistato in un negozio ma sconsigliamo di farlo perchè potrebbe contenere conservanti, potrebbe essere a base di Aloe Vera e non Arborescens e potrebbe essere stato preparato non correttamente rendendone scarsa l’efficacia… oltre a costare non poco. Acquistati invece i singoli ingredienti, in un ambiente quasi buio (molto importante), si inizia la preparazione tagliando le spine dai bordi delle foglie di Aloe pulendole con un panno asciutto dall’eventuale presenza di polvere. Si tagliano quindi le foglie senza sbucciarle (la buccia contiene l’aloina che può leggermente essere irritante per l’intestino ma gode di necessari principi attivi) e vanno depositate in un frullatore aggiungendoci il miele e la grappa. Frullare il tutto e conservarlo in frigo in un barattolo (in alternativa, per avere a disposizione un prodotto sempre ben conservato, ridurre di un terzo gli ingredienti della “ricetta” appena descritta) o in più barattoli scuri per aprirli quando sarà il momento facendo attenzione a tenerli al riparo dalla luce.
Non resta altro che cominciare la cura e il sacerdote consiglia di assumere 3 cucchiai al giorno del composto, dopo averlo agitato per bene, almeno mezz’ora prima dei pasti. Terminato il barattolo sarà meglio sottoportsi a visita ed eventuali esami medici per capire a che punto è la malattia di cui si soffre. Se ancora persiste il problema, dopo una pausa di alcuni giorni, si può procedere con un secondo ciclo di cura seguendo le stesse istruzioni del primo fino a completa guarigione. Padre Zago avverte che chiunque può seguire la cura a base di Aloe tranne le donne in gravidanza e chi non può assumere il miele (o più precisamente ciò che contiene) e l’alcool (n.d.R.). Precisa inoltre che durante l’assunzione del preparato non ci si deve spaventare, anzi sarà un buon segno, se dovessero verificarsi per qualche giorno eruzioni cutanee, diarrea e talvolta conati di vomito in casi meno frequenti. Queste manifestazioni sono invece il sintomo che la bevanda sta facendo il suo effetto di espulsione delle sostanze impure da parte dell’organismo.
Molte bevande, digestivi, yogurt e long-drink trovano l’Aloe tra i propri componenti (fin dal 2000). Basta andare nei supermercati e se ne trovano di diversi tipi.
Auguriamoci dunque che la ricerca fornisca al più presto delle risposte certe e che l’Aloe possa essere un elemento importante, se non determinante, per la cura di tante malattie.